Avvocati del Diavolo – I lettori del nostro giornale hanno avuto modo, in passato, per il tramite di questa rubrica, di vedere spesso richiamata la loro attenzione sul tema del sovraffollamento carcera- rio, argomento che, proprio in questi giorni, pare essere tornato d’attualità nell’ambito del dibattito politico italiano. E’ ormai noto che, in assenza di una politica che dia adeguato spazio a misure alternative alla detenzione, e in mancanza di un pia
no di edilizia carceraria, le strutture che attualmente sono in grado di ospitare i detenuti si rivelano inadeguate a contenere tutti coloro che, per avere subito una condanna definitiva o in attesa di giudizio, patiscono la restrizione della loro libertà personale. In questi giorni, dunque, complice l’intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si è tornato a parlare della possibilità che il Parlamento approvi misure quali l’amnistia o l’indulto: entrambe le misure sono potenzialmente idonee a determinare un parziale svuotamento delle carceri, nel caso dell’amnistia come conseguenza della estinzione dei reati, nel caso dell’indulto per effetto dell’estinzione delle sole pene. Non sono pochi, ovviamente, sia nell’opinione pubblica che nella classe politica, coloro che storcono il naso nel sentire parlare di atti di clemenza; in modo particolare, tra le varie forze politiche si valutano le possibili ricadute in termini di con- sensi elettorali di un voto in Parlamento a sostegno dell’amnistia o dell’indulto. A parer nostro, comunque, è quasi inevitabile che si giunga al gesto di clemenza, in quanto l’attuale stato di cose all’interno delle carceri rappresenta una chiara violazione della Costituzione, che, come noto, stabilisce, all’art. 27 co.3: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.”. Come porre fine, allora, in tempi brevi ad una situazione di palese illegalità se non attraverso l’approvazione di una misura di clemenza?
Alessandro e Giovanni Gentile
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 23 ottobre 2013