La società informa la società – Ballava sulle note dei Duran Duran e dei Dire Straits, indossava pantaloni a vita alta e a zampa di elefante, le ragazze portavano i capelli cotonati, l e maglie corte, i fiocchi tra i capelli e i colori fluorescenti,
i ragazzi indossavano la cintura del Charro e i giubbotti in pelle. Sognava e si innamorava guardando “Il tempo delle mele” (1980) e tremava dinanzi a “Lo squalo” (1975), arrossiva per uno sguardo, si sentiva ricca con 500 lire tanto da passare un intero pomeriggio in sala giochi, 10.000 lire sembravano una cifra astronomica, quando un ghiacciolo costava 150 lire e un pacchetto di figurine 50. Non c’era la playstation, al massimo Pong e con due biglie passavano le giornate intere. La sera tutti sul divano a guardare la TV ma quando si sentiva la canzoncina del “Carosello” era ora di andare a dormire. La TV si spegneva. Era rivoluzionaria, aveva dei valori, credeva in dei principi e si batteva per essi. Queste sono le caratteristiche della generazione dei “mitici” anni 70/80. La società è in continua evoluzione e oggi, degli anni 70/80 non è rimasto che un indelebile ricordo nel cuore di chi quegli anni li ha vissuti e amati. E’ triste pensare, invece, che un domani le generazioni attuali non ricorderanno quasi nulla del 2000. “Cosa abbiamo fatto nel 2013?” Si chiederanno e la risposta sarà ovvia. Tuttavia non è opportuno, sarebbe da ipocriti, screditare questi anni che inevitabilmente hanno portato ad una svolta decisiva in molti ambiti a partire da quello tecnologico. Ogni era si caratterizza per quegli elementi e per quegli usi che l’hanno dominata belli o brutti che siano. Di certo il tasso di criminalità è aumentato, la situazione politica, economica e sociale che stiamo vivendo non è delle migliori e il computer, l’emblema del progresso tecnologico, ci sta irrigidendo e impigrendo, i ragazzi sono scapestrati e hanno un altro concetto di divertimento, ma è anche vero che il tasso di mortalità è diminuito, che la vita è s tata nettamente semplificata, si vive meglio e molto altro. Non guardiamo solo l’Italia ma sbirciamo anche fuori dai confini e capiremmo che il 2000 non merita poi tanto di essere dimenticato e che, soprattutto, non tutto ciò che di negativo c’è è frutto delle nuove generazioni ma di qualcuno che, pur avendo vissuto gli anni 80, ha scelto di dimenticarli (vedi classe dirigente italiana).
Alessia Rivieccio
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 23 ottobre 2013