A Torre possiamo stare abbastanza tranquilli.
Ad un giorno di distanza dal terremoto avvertito anche nella nostra città , il quadro della situazione appare più chiaro e abbastanza tranquillizzante. Ricordiamo che la scossa più importante è stata registrata alle 18.08 di domenica 29 dicembre, ma, come accade spesso in eventi sismici analoghi, gli strumenti stanno rilevando numerose altre scosse di “assestamento”, non percepite dalla popolazione e di magnitudo ben inferiore a quella di ieri, che ha raggiunto il valore di 4.9. L’Osservatorio Vesuviano, che dal 2000 è diventato di competenza dell’INGV ( Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), è stato inizialmente preso d’assalto dalle telefonate di molti cittadini, temendo un’origina vulcanica del sisma. Tuttavia, come ampiamente diffusoÂ
attraverso i media da Giuseppe De Natale, direttore dell’Osservatorio, il fenomeno non ha nulla a che vedere nè con il Vesuvio nè coi Campi Flegrei. Anche l’attività sismica che ultimamente sta interessando Umbria e Marche, a detta degli esperti, non ha alcuna correlazione con ciò che è accaduto in Campania. Al momento per Torre del Greco, così come per Napoli e gli altri comuni vesuviani, non dovrebbero esserci particolari preoccupazioni, in quanto le eventuali repliche saranno al massimo di entità paragonabile alla scossa principale di domenica scorsa. Ricordiamo che nelle zone adiacenti l’epicentro, ossia i monti del Matese, per fortuna non sono stati registrati danni e sarà la Protezione Civile a dare direttive agli abitanti di quell’area. E’ bene tener conto che il terremoto del 23 novembre 1980 ( con epicentro in Irpinia, cioè più a sud di quello attuale) raggiunse magnitudo 6.9, ossia un’intensità di gran lunga superiore ed un’energia circa 900 volte maggiore, causando 3000 vittime. A tal proposito bisogna considerare che la scala delle magnitudo, o
scala Richter, è un scala che si basa su un calcolo logaritmico, per cui tra un “grado” e l’altro dell’intensità di un sisma la differenza numerica è notevole. A differenza delle eruzioni vulcaniche, i terremoti non danno segni “premonitori”, per cui l’arma più potente di difesa è la prevenzione, con la messa in sicurezza degli edifici.
Marika Galloro