Quello della criminalità minorile è uno di quei fenomeni che in Italia è in crescente espansione. Tuttavia fino al 2008/2009 In Italia la criminalità minorile non è clamorosa in termini di numeri. Facendo un confronto europeo, infatti, emerge che su 1000 ragazzi dai 14 ai 18 anni in Francia la devianza riguarda il 43,5%, in Germania 81,9%, in Inghilterra 33% e infine in Italia solo il 9,7%. Forte anche la presenza dei minori stranieri nelle denunce: su poco più di 40mila minorenni denunciati ogni anno, il 29% non è italiano. Furti, borseggi e accattonaggi sono i crimini preferiti dai minori stranieri, che si concentrano, soprattutto, nelle regioni del Nord e del Centro Italia. Sono questi, in sintesi, i dati principali resi noti, a Roma, dal Dipartimento per la giustizia minorile, nel corso della presentazione dello studio “Minori stranieri e giustizia minorile in Italia”.
Oggi la situazione è di gran lunga più drammatica. Già a partire dal 2009 iniziò a registrarsi un cambiamento. Sono 540 i ragazzi tra i 14 e i 18 anni reclusi nelle 18 strutture sul territorio nazionale, mentre 18 mila quelli che invece scontano la pena in comunità, affidati ai servizi sociali o a domicilio. Il carcere minorile milanese “Cesare Beccaria”, un istituto considerato d’avanguardia a livello e uropeo riportava i seguenti dati: ospitava 70 minori (di cui 9 ragazze), ma crescono le esecuz ioni di pena: sono al 16,9% rispetto al 9,4% del 2008. Sui 136 ragazzi entrati dall’inizio del 2009 (nel 2008 erano stati 342 e nel 2007 280), il 48,5% è italiano: una percentuale che si è impennata rispetto al 27% del 2008 e al 17 del 2007. Il reato più “gettonato” è la rapina (45,5%) in crescita rispetto al passato (33,6% nel 2008), mentre aumentano in maniera preoccupante i tentati omicidi e gli omicidi: dal 3,2% del 2008 al 13,6 del 2009, con un forte coinvolgimento di minori di 16 anni (nel 30% dei casi). Nel 2011 si è toccato l’apice: sono stati 20.157 i minorenni autori di reato presi in carico dagli Uffici di Servizio Sociale. Nel 2014 è chiaro che la situazione non faccia che peggiorare considerando alcuni fattori determinanti. In primis il benessere e l’agiatezza fanno si che aumentino i casi di bullismo e incrementi il numero di reati che derivano dalla “noia” e dalla “quotidianità”. In secondo luogo sono aumentati i rischi legati alla crisi che invogliano sempre più giovani e minorenni ad intraprendere strade illegali, quali lo spaccio, per “guadagnare facile” diventando prede della mafia, della camorra e di tutta la criminalità organizzata.
Alessia Rivieccio
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 16 aprile 2014