Non solo Deiulemar a Torre del Greco. C’è anche la società Dimaiolines, la società armatrice fallita più di tre anni fa, a turbare i sonni di centinaia di risparmiatori della città del corallo. Infatti, gli avvocati degli oltre 800 obbligazionisti che hanno perso i risparmi nel crac da 40 milioni di euro che ha visto protagonista la società armatrice che aveva la sede a viale Dei Pini, insieme alla Curatela fallimentare, tramite azioni mirate e reclami, stanno cercando di rivalersi sul patrimonio personale riconducibile agli armatori. Tutto questo a prescindere dalla decisione con la quale il tribunale di Torre Annunziata, circa 15 giorni fa, ha respinto l’istanza di fallimento per la presunta società di fatto composta dai soci della Dimaiolines.
“La decisione del tribunale di Torre Annunziata – spiega Giuseppe Colapietro, avvocato dei risparmiatori
Dimaiolines e tra i promotori del ricorso per la società di fatto – non pregiudica assolutamente quello che è il percorso di recupero dei beni utili a dare ristoro ai risparmiatori. Abbiamo, infatti, messo già in atto da tempo una serie di azioni concrete volte ad aggredire il patrimonio personale degli amministratori della Dimaiolines”. Oltre ai tre soci Di Maio, presi di mira anche i rappresentanti del collegio dei sindaci: le cui responsabilità sarebbero in parte state rese evidenti dalla decisione di regolare i conti di Nicola Coccia, l’ex presidente del collegio che nel dicembre 2013 decise di risarcire la Curatela con la cifra di un milione di euro. “Abbiamo messo in campo una serie di azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori dell’impresa- chiosa ancora Colapietro- questo tipo di azione, nonostante la decisione sulla società di fatto, potrebbe aprirci le porte ai beni personali di armatori e rappresentanti del collegio dei sindaci”. “Assieme alla Curatela abbiamo richiesto- conclude l’avvocato dei risparmiatori – la revoca della vendita di beni effettuata nell’aprile del 2010 dagli armatori. Si tratta di una serie di partecipazioni in beni immobili e terreni ceduti a persone vicine alla famiglia”.
Ma, gli obbligazionisti Dimaiolines, rassegnati e oramai passati in secondo piano dopo l’esplosione del crac Deiulemar, hanno preso consapevolezza che dal fallimento, ormai, non ricaveranno più un ragno dal buco.