Deiulemar Società di fatto, stamattina alle 9.30 appuntamento alla terza sezione del Tribunale delle Imprese di Napoli (presidente Buttafuoco e relatore Rustichelli) per discutere del sequestro dei beni mobili, immobili, crediti, quote, partecipazioni, fino alla concorrenza della somma di 500 milioni di euro appartenente alle tre famiglie di armatori torresi.
Una storia che va avanti da diversi mesi ormai: fatta di sequestri e dissequestri. Tutto era nato dalla richiesta di restituzione di fondi esteri avanzata da alcuni indagati. Ovvero, la restituzione dei fondi esteri contenuti in
un conto corrente gestito da una banca francese. Di qui la richiesta a un’agenzia con base a Milano e la segnalazione dell’istituto di credito ai magistrati che ha spinto i giudici ad emettere il maxi provvedimento di sequestro conservativo per evitare che gli indagati potessero usufruire dei fondi esteri. Ma prima ancora, e siamo a marzo, il tribunale di Torre Annunziata decise di revocare i sequestri effettuati, dichiarandosi incompetente e dirottando la decisione al Tribunale delle Imprese. Poi il ricorso della curatela fallimentare della società di fatto e la decisione del giudice D’Ambrosio, ad aprile, di sequestrare le imprese riconducibili alle famiglie degli armatori. Seguito, poi, dalla decisione del tribunale delle imprese di pronunciarsi contro il sequestro dei beni. Di qui la decisione di fare ricorso da parte dei legali dei tanti obbligazionisti che hanno investito nella società armatoriale torrese la bellezza di poco più di 700 milioni di euro. Il morale dell’avvocato degli obbligazionisti Antonello Amato e del rappresentante del gruppo ‘Legalità e Trasparenza’ Giovanni Pagano è speranzoso, anche in virtù delle condanne inflitte in sede penale ai soci della Deiulemar Compagnia di Navigazione Spa: “Ci sentiamo fiduciosi sull’esito positivo dell’intera vicenda”, hanno dichiarato i due. Ma ora la parola passa al Tribunale delle Imprese.