Ciro Adrian Ciavolino celebra Giacomo Leopardi con una Mostra nella prestigiosa Basilica di San Giovanni Maggiore in via Mezzocannone, un punto chiave della città di Napoli, cuore pulsante di storia cultura e arte, un vero e proprio fulcro dove poter ammirare venti capolavori che descrivono e sintetizzano la permanenza del Poeta a Torre del Greco nel 1836.
Un ciclo di venti opere in acrilico su tela di cui sette: Ninfa, Archeo, Ginestra, Imago, Luna, Casa e Canti in esposizione permanente nella Villa delle Ginestre di proprietà della Fondazione Ente Ville Vesuviane , che gentilmente le ha concesse in prestito per la realizzazione della mostra.
La mostra è aperta tutti i giorni dall’1 al 31 Maggio.

Il sito occupato oggi dalla Chiesa di San Giovanni Maggiore ha una lunga storia.
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La leggenda narrava che sul colle di San Giovanni vi fosse la tomba della sirena Partenope. Questa credenza era così diffusa che l’Imperatore Adriano vi fece costruire un tempio dedicato al suo amato Antinoo, a ridosso del fossato del canalone adiacente alle mura della città greca, oggi via Mezzocannone ed eretto in una posizione con un panorama sul mare, che si poteva godere fino alla fine del Seicento.
Sono infatti di origine romana le due colonne in marmo cipollino sormontate da capitelli corinzi, che si vedono nell’abside.
Successivamente dopo l’Editto di Costantino nel 313, che autorizzò i cristiani a professare liberamente la loro religione, il tempio venne convertito in chiesa, dedicata a San Giovanni Battista.
Sotto la dominazione normanna fu costruito il campanile sfruttando come basamento antiche murazioni greco-romane.
Nel periodo Angioino furono ricavate le cappelle dalle navate laterali, ripartite sotto il patronato delle maggiori famiglie napoletane .
La chiesa poi a seguito dei violenti terremoti, fu completamente ristrutturata nel 1685 da Dioniso Lazzari che progettò anche la bella “mezza cupola” tra la navata centrale ed il transetto. Poi le trasformazioni barocche e settecentesche e gli ulteriori terremoti hanno fatto in modo che della chiesa originaria non rimanesse più nulla.
Ma la parte veramente importante di questa Basilica è quanto rimane dell’abside semicircolare di epoca paleocristiana, con due arcate doppie su pilastri quadrati, che davano forse accesso ad un deambulatorio che consentiva la venerazione delle preziose e numerose reliquie di santi.
Di grande interesse artistico sono il cappellone del Crocifisso di Lorenzo Vaccaro e l’altare maggiore realizzato da suo figlio Domenico Antonio.

La Chiesa chiusa al culto per decenni, segnata da gravi dissesti strutturali dovuti ai vari terremoti , agli incendi, abbandonata e depredata delle inestimabili opere d’arte, è stata consolidata e restaurata grazie all’interessamento della Curia Arcivescovile di Napoli , ritornata a vivere nel Gennaio 2011, aperta al culto e affidata alla Fondazione Ordine Ingegneri Napoli che, con risorse proprie, in questi ultimi anni ha realizzato in San Giovanni Maggiore oltre duecento eventi tra mostre concerti e manifestazioni . Il Presidente dell’Ordine Ing. Luigi Vinci , si è subito dimostrato attento disponibile ed entusiasta di accogliere in questa prestigiosa sede la Mostra di Leopardi, inserita dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli nel programma del Maggio dei Monumenti 2015 ‘O core ‘e Napule / Cori, cuori e colori di Napol.
Arch. Orsola Corrado
curatrice della mostra



Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 29 aprile 2015