Si conclude in bellezza un altro anno di spettacoli per la compagnia Gianni Pernice, che ha presentato presso il teatro San Luigi Orione la farsa di Petito :” Carcere e malatie, se vede ‘o core ‘e ll ‘amice”.
Quattro le serate in scena, all’insegna del divertimento, dell’ arte, dei valori e della tradizione partenopea: questi gli ingredienti alla base dell’opera, che racconta la storia di un’ umile famiglia alle prese con le mille difficoltà della vita quotidiana.
Alle difficoltà economiche degli sventurati protagonisti, si aggiungono svariati episodi attraverso cui sono portati in scena drammi comuni e del tutto attuali: ecco che piomba in casa di Concetta la sorella Rafilina col figlio Toruccio (Cristina Accardo, Michele Bruno), in fuga dall’infedele marito; ancora l’ inaspettato arrivo dall’America del fratello di Ciccillo, Zio Tony, insieme alla compagna Miss Sissi (Raffaele Adamo, Annachiara Granato), che si penderanno gioco dei parenti, fingendo di esser tornati senza “money”. E infine l’amore impossibile di Lucia e Vittorio, la cui unione è fortemente ostacolata dall’ avida coppia di marchesi.
Ma proprio quando tutto sembra perduto, l’intervento di amici e parenti aiuterà Ciccillo e Concetta a ritrovare la speranza: a partire dal calore dei vicini di casa Salvatore, Antonietta, Maria e Armando (Domenico Langella, Laura Battiloro, Agnese Granato, Aniello Pernice), al buffo esattore Gennarino (Vincenzo Bruno) ed al piccolo pizzaiolo Benito (Angelo Pio Nocerino). Tutti si stringeranno intorno alla famiglia, portando il loro contributo.
E alla fine, i buoni propositi saranno premiati: Zio Tony rivelerà la sua prosperità e Lucia si scoprirà ricca ereditiera, potendo così sposare il suo Vittorio.
La miseria e la nobiltà, dunque, appartengono a tutte le epoche, eppure è da questi drammi che arriva una lezione cara al popolo partenopeo del passato e del presente: “carcere e malatie, se vede ‘o core ‘e ll’ amice”.
“Il vero teatro è questo – così la regista Rosalba Pernice – quello creato dal popolo e per il popolo. Quello che fa ridere ma che è sempre portatore di messaggi e valori eterni”.
A fare da sfondo, infine, una scenografia “home-made” ad opera di Vincenzo Bruno, arricchita da oggetti folkloristici e carichi di significati: ne sono un esempio le ante sospese in obliquo che dominano la scena, a significare un’apertura dall’interno verso l’esterno, e quindi verso il popolo.
I prossimi lavori riprenderanno nella stagione estiva dell’anno venturo.
Maria Panariello
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