Supponiamo che un gruppetto di gente “comune”, con la propria vita, il proprio lavoro, la propria famiglia e tutte le piccole grandi problematiche di ogni giorno, decida di mettere su una compagnia teatrale.
Supponiamo che questo gruppo di volenterosi, guidati e diretti da un vulcanico leader, vada avanti per circa 15 anni allestendo pieces spassose ed esilaranti, dedicandovi tutto il proprio tempo libero , mettendoci passione, impegno e tanta energia. E supponiamo che la gente apprezzi questa dedizione,  accorrendo numerosa e sganasciandosi dalle risate ad ogni nuova commedia messa in scena…Bè naturalmente qui si parla del “Teatro di Donna Peppa”, compagnia oramai famosissima ed applaudita nel nostro territorio, che in quest’ultimo week- end ha debuttato con “Chiure ‘a porta, che ‘a furtuna trase p’ ‘a fenesta” ( le repliche continuano tutti i fine settimana fino al 5 marzo, presso il Teatro Don Orione di Ercolano). Diciamo subito, senza tanti preamboli, che si ride e tanto! Per chi non ha mai assistito ad una rappresentazione dell’autore-regista Antonello Aprea, non potrà non rimanerne piacevolmente coinvolto. Per chi, invece, è avvezzo alla ormai quindecennale attività della Compagnia, ritroverà il ritmo trascinante di una comicità che, pure in un consolidato modo di fare teatro divertendosi e divertendo,  appare sempre “fresca”, rigenerata e sorprendente. Il segreto di questo successo che si rinnova sempre? Probabilmente la genuinità , l’amore vero per il teatro e la professionalità . Certamente il mentore Antonello sa come ricavare il meglio dai suoi artisti, spronandoli, dirigendoli con puntigliosità ed attenzione. Tuttavia “chapeux” a tutti gli attori e a quanti hanno lavorato per l’allestimento scenico della commedia : in primis ad una grande artista, Teresa Di Rosa, mattatrice incantevole, vera tigre da palcoscenico. Davvero bravi e convincenti anche gli altri interpreti, ognuno meritevole di plauso, in quanto tassello indispensabile per la riuscita del lavoro. Senza svelare l’intreccio, per lasciarlo tutto a chi vorrà scoprirlo di persona, va sottolineata una cosa : la sensibilità degli artisti e del regista stanno nel saper far sorridere di una realtà che comica non è, ovvero la povertà e la mancanza di lavoro, specie tra i giovani. Nell’immaginarsi ricco, il protagonista, Michele-Antonello, squattrinato pittore con famiglia da sfamare, si avverte una grande tenerezza, specie quando dice alla moglie, Luisa-Teresa, che finalmente potrà avere la vita dignitosa che merita.
Parafrasando una frase del Vangelo, “l’ironia rende liberi”, e..forse anche fortunati!
Marika Galloro