CACiavolino-donazione-Comune_2016

Quattro momenti della storia cittadina immortalati nelle tele di Ciro Adrian Ciavolino. “1450 – Lucrezia d’Alagno ed Alfondo d’Aragona”, “1699 – La nuova città, il riscatto baronale”, “Il Beato Vincenzo Romano, eruzione del 1794”, “Il ritorno delle coralline”: sono i titoli delle opere da oggi posizionate all’ingresso principale di palazzo Baronale. Una donazione fatta all’ente dal maestro Ciavolino naturale compimento di un programma, portato avanti dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Ciro Borriello sulla scorta di una delibera approvata dalla precedente giunta nel 2013, che si è concretizzato prima con un’apprezzata personale di Ciro Adrian Ciavolino tenutasi nei locali dell’ex Palestra Gil, e poi proprio nella sistemazione delle quattro opere nei quattro angoli dell’ingresso di palazzo Baronale.
“Inizialmente – fa sapere Ciavolino – si era pensato di donare le venti opere dedicate a lady Emma Hamilton, quindi le tredici della permanenza torrese di Giacomo Leopardi, poi finite a Villa delle Ginestre. Alla fine invece, di concerto con l’amministrazione, abbiamo deciso di optare per quattro tele che raffigurano altrettanti momenti di storia cittadina”.
Soddisfazione viene espressa dall’assessore alla Cultura, Ferdinando Guarino: “Abbiamo – afferma l’esponente dell’esecutivo cittadino – ulteriormente impreziosito l’ingresso principale di palazzo Baronale, ospitando queste importanti opere del maestro Ciavolino, che nei suoi tratti ha molto spesso posto l’accento sugli spaccati della tradizione e della vita cittadina. Opere che però non devono restare un prezioso contributo per pochi eletti. Per questo motivo le tele, come del resto l’intero immobile che ospita la casa comunale, sono a disposizione per visite di gruppo e di scolaresche interessati ad approfondire gli aspetti legati alla nostra storia”.
L’assessore Guarino, come detto, porta a termine un lavoro promosso dall’atto del suo insediamento dall’amministrazione comunale, che ha visto anche una personale di Ciro Adrian Ciavolino tenutasi dal 30 novembre al 21 dicembre 2014 nei locali dell’ex Palestra Gil grazie all’interessamento dell’allora assessore alla Cultura, Alessandra Tabernacolo: “Avere deciso di collocare queste opere nella casa comunale – scrivevano nel catalogo dell’esposizione il sindaco Ciro Borriello e l’allora assessore alla Cultura Tabernacolo – è segno di una scelta ponderata e senza ripensamenti, che apre le porte dell’immortalità a un artista che è già senza tempo, capace come è di spaziare nella storia restando sempre a contatto con la realtà”.

Brevi cenni dell’autore sulle opere in donazione

Il ritorno delle coralline dalla pesca del corallo
Su un alto pianoro di lava vesuviana a Portosalvo (eruzione del 1794) ci sono persone che salutano il rientro delle coralline dalla campagna di pesca del corallo nel Mediterraneo. Uno stormo di gabbiani accompagna il festoso rientro delle nostre barche che sono state lontane dalla primavera all’autunno.



Il riscatto baronale
Anno 1699. L’investitura di Giovanni Langella, al quale furono consegnate le chiavi della città di Torre del Greco. Il 18 maggio 1699 il tribunale della Real Camera di Napoli aveva emesso un decreto con il quale le terre delle università di Torre del Greco, Resina, Portici e San Giorgio a Cremano potevano riscattare il proprio territorio. Torre del Greco pagò il riscatto con 6.000 ducati. La domenica del 14 giugno di quell’anno, Giovanni Langella, un uomo semplice, di umili origini, caritatevole e di cristiana esperienza maturata tra Castello e marina – era infatti pescatore – seppe caricarsi della onorificenza di Barone assegnatagli per volontà del popolo. Gli fu data la residenza nel Castello. Nell’opera Langella accarezza una giovane donna simbolo della città. Alle spalle del Barone si intravede la contessa di Rerlips che avanzava antiche pretese sul nostro territorio.

Beato Vincenzo Romano
Appena dopo l’eruzione del 15 giugno 1794, il giovane preposito curato Vincenzo Romano si prepara per la ricostruzione della Basilica di Santa Croce distrutta dalla lava del Vesuvio. Il fanciullo in riva al mare con una cesta di corallo rappresenta il nostro popolo che riavrà la basilica che oggi vediamo.

Lucrezia d’Alagno ed Alfondo d’Aragona
Una grande storia d’amore. Siamo nella metà del Quattrocento, in piena epoca rinascimentale. Il re Alfonso d’Aragona con Lucrezia d’Alagno: qui la donna si bagna nelle acque del torrente Dragone, che scorre sotto il castello, La giovane, appena conosciuta e che aveva 18 anni, sarà la pupilla del cinquantenne re e spesso ospite nella antica residenza, anche se aveva dimora nel territorio ora indicato, dopo l’eruzione del Vesuvio, come vicoli detti Orto Contessa. Lucrezia ha in mano una corona di regina che mai avrà, essendo ancora viva la regina Maria di Castiglia che non ha mai lasciato la Spagna.