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ET VOILA … la magia del teatro si ripete ed in scena tutto fila. Così si è concluso, domenica 15 maggio, il nuovo lavoro dell’ Ass. teatrale “Gianni Pernice”, in scena al Don Orione con “Storta va … deritta vene” (rivisitazione dell’opera scarpettiana “Tre cazune furtunate”).
La commedia, presentata in due atti, si presta a diventare metafora dei valori, dell’umiltà, dell’importanza delle proprie radici e del rispetto verso il prossimo, che vadano oltre ogni differenza economica e sociale: temi decisamente attuali che invitano lo spettatore a riflettere sulla vera essenza della vita. Il tutto accompagnato da episodi comici e rocamboleschi, in cui il Fato – impersonato dai tre pantaloni fortunati – ci mette sempre il suo zampino.
Protagonisti della vicenda sono i popolani, personaggi umili, semplici spazzini che, pur faticando a portare il pane a tavola, non perdono mai la forza di andare avanti e di sorridere anche innanzi alla miseria: è questa la storia di Tatonno e Reginella, ma anche di Fortunato (il “presidente” degli spazzini), che sarà il destinatario dei tre pantaloni e della ricchezza che questi portano con sé. Una ricchezza che Fortunato dividerà con tutti i suoi amici. Le vicende dei popolani sono destinate, però, a scontrarsi con l’avida marchesa Beatrice, una nobile per tasca ma non certo per virtù: infedele all’innamoratissimo marito, si mostra sprezzante e classista nei confronti di chi versa in condizioni poco ambienti.
Ma proprio quando i popolani saranno invitati ad una festa dal marchese – ad insaputa della moglie – si scoprirà il legame di parentela che lega Reginella a Beatrice: nonostante le iniziali reticenze di quest’ultima, le due ritroveranno l’amore fraterno che le lega e torneranno a formare una famiglia, la ricchezza più grande che si possa avere.
Dunque, tutto è bene quel che finisce bene e … se “storta va … deritta vene”.
“Riadattare un testo di Scarpetta non è mai cosa facile – così la regista – specialmente se si cerca di innovarlo per attualizzarlo ed alleggerirlo, cosa che ho cercato di fare sempre per venire in contro alle esigenze del pubblico – spiega – amante della commedia divertente”.
A fare da sfondo alla rappresentazione, una scenografia semplice ed essenziale che riprende lo stile di vita degli umili protagonisti e realizzata dalla compagnia stessa, su progetto di Vincenzo Bruno; mentre hanno animato il recitato con un passo a due, i giovani ballerini emergenti, Antonio Giulivo ed Ilaria Bruno.
Infine, nuovi progetti in cantiere per novembre: “sarà un’opera diversa – conclude Rosalba – un genere del tutto moderno: amiamo variare, amiamo fare teatro a 360 gradi”.
Maria Panariello