Il giorno 7 luglio scorso c’era la tanto attesa sentenza del processo d’appello, una vera e propria resa dei conti: nel caso in cui il Sindaco Ciro Borriello fosse stato condannato sarebbe stato sospeso dalla carica di Primo Cittadino. Il pericolo , però, è stato rinviato e Borriello, come da copione, è stato “rimandato” a settembre ( al giorno 29).
Per il Primo Cittadino torrese, accusato dalla Procura Oplontina di abuso d’ufficio e soppressione di atti, sarebbero stati chiesti in appello un anno e mesi due di reclusione, mentre in primo grado ottenne l’assoluzione perchè “il fatto non sussisteva”, nonostante la richiesta di pena a 3 anni e mezzo.
L’odissea che lo vede coinvolto risale al 2010, a seguito di una denuncia dell’allora comandante della Polizia Municipale Andrea Formisano e fonda le sue radici al periodo in cui – secondo l’accusa – Borriello avrebbe “manovrato” alcuni controlli sul territorio.
Nel corso dell’inchiesta, Ciro Borriello si è sempre proclamato estraneo ai fatti e, pertanto, fiducioso nella magistratura.
Il PG, oltre alla richiesta di conferma della condanna contro gli imputati, ha chiesto anche il ricalcolo a salire delle pene.
In primo grado, invece, fu aspra la condanna per l’ex assessore comunale Vincenzo Maida (padre di Domenico, consigliere comunale di opposizione e familiare di altri condannati per l’ennesima sentenza): tre anni e tre mesi di reclusione. A rischio anche Nicola e Antonio Donadio, rispettivamente padre e figlio, assolti in primo grado.
Il vigile urbano Enrico Sorrentino ha avuto la pena più alta 8 anni e 9 mesi, mentre il suo collega, Francesco Di Maio, è stato condannato a 6 anni e 9 mesi di reclusione e per l’altro vigile, Giuseppe Mazzella, 3 anni e mezzo. Mano pesante per i due tecnici comunali Enrico Bianco condannato 5 anni e mezzo e per Ciro Pagliuso 5 anni. Infine, per gli altri imputati, molti dei quqli dipendenti comunali, che facevano parte del “sistema” le condanne sono state da 1 anno e 8 mesi a scendere fino a 7mesi.
Ma un’ ulteriore preoccupazione si aggiunge per gli impiegati, cioè l’eventuale applicazione della pena accessoria: l’interdizione dai pubblici uffici.