Sono i risultati presentati oggi, nel corso del workshop promosso da Databenc (Distretto ad alta tecnologia per i beni culturali) presso il Centro congressi della «Federico II» in via Partenope, dei progetti Chis (Cultural heritage information system) e Snecs (Social network entità centri storici).
«Chis punta a studiare e sviluppare soluzioni innovative che diano valore al territorio in modo sostenibile – ha spiegato il prof. Massimo De Santo, responsabile scientifico del progetto – soprattutto puntando sulle diversità culturali, gli interessi, la voglia di apprendere e fare esperienza». La infrastruttura multidisciplinare Chis renderà «accessibile a tutti, adulti, ragazzi, bambini, diversamente abili e anziani queste informazioni – ha spiegato De Santo – e contribuirà ad affidare il patrimonio del nostro paese alle generazioni future».
«Snecs nasce invece con lo scopo di raccogliere e trasmettere i contenuti artistici, archeologici, letterari attraverso l’utilizzo di nuovi canali di comunicazione, per renderli “intelligenti” e competitivi – ha aggiunto invece l’ing. Luigi Gallo, responsabile scientifico del progetto –. Guardiamo alla tecnologia come a un “facilitatore” posto a supporto delle interazioni sociali, dello scambio di idee, competenze e esperienze diverse».
Gli obiettivi principali di Snecs sono trasformare le città in «smart cities», attraverso un processo di digitalizzazione, e creare una «smart community», ovvero una comunità «intelligente» nella quale la tecnologia rappresenti il mezzo per effettuare il passaggio dalla città industriale alla città digitale.
Per il presidente del distretto Databenc prof. Angelo Chianese «oggi non si può più non comprendere che la cultura è una risorsa capace più di altre di produrre quel valore necessario per affermarsi in un sistema globale molto competitivo». «Intorno ai nodi della conoscenza, dove c’è una presenza massiva di capitale umano qualificato, si addensano le imprese ad alto valore aggiunto – aggiunge – e quindi è più che mai urgente poter disporre di strumenti e metodi per addivenire ad una chiara e fondata valutazione del peso che l’industria della cultura e della creatività può avere sul sistema economico e produttivo».
«Mettere insieme centri di ricerca e aziende è sempre molto difficile, ma altrettanto stimolante – spiega Felice Russillo, consigliere d’amministrazione del distretto Databenc –. I risultati che abbiamo raggiunto sono molto buoni perché, per la prima volta, abbiamo assistito a una partecipazione attiva di tutti i soggetti coinvolti».
«I prodotti a contenuto creativo e culturale – conclude Russillo – sono gli “asset” strategici, con i quali porre in essere strategie di marketing territoriale capaci di rendere i territori competitivi sia all’interno delle regioni di appartenenza ma anche a livello nazionale e internazionale».