Ecco in dettaglio le analisi di Goletta Verde in Campania:
Quattro punti monitorati in provincia di Caserta, di cui tre giudicati fortemente inquinati: foce Canale a Sessa Aurunca; alla foce del fiume Savone a Mondragone e alla foce dei Regi Lagni a Castelvolturno. Entrambi i punti ricevono lo stesso giudizio da parte di Legambiente da ben nove anni, proprio per questo lo scorso anno furono segnalati all’autorità giudiziaria con un esposto. Atto a cui ha fatto seguito una nota indirizzata a Legambiente per confermare indagini in corso sulle cause dell’inquinamento. Entro i limiti, invece, il prelievo effettuato alla spiaggia di fronte la foce della Fiumarella sempre a Mondragone.
In provincia di Napoli sono stati monitorati 14 punti: sei di questi presentavano cariche batteriche oltre i limiti. Giudizio di “inquinato” per il campione d’acqua prelevato nel mare di fronte la foce del Lagno Vesuviano a Ercolano. Giudizio di “fortemente inquinato” per le acque campionate alla foce del canale di Licola a Pozzuoli (stesso giudizio da nove anni anche in questo caso); alla spiaggia a sinistra della foce dell’Alveo Volla a San Giovanni a Teduccio; alla foce del fiume Sarno tra Torre Annunziata e Castellammare di Stabia (anche da nove anni c’è lo stesso giudizio); alla spiaggia di fronte al rivo San Marco in corso Garibaldi a Castellammare di Stabia e alla foce del canale Olmitello a Barano d’Ischia (località Maronti). Restando sull’isola, entro i limiti gli altri prelievi effettuati tra Ischia, Casamicciola Terme e Forio. Così come nessuna criticità riscontrata neanche negli campioni d’acqua prelevati nei comuni di Torre Annunziata, Torre del Greco, Portici e Bacoli (dettagli in tabella).
Situazione più problematica in provincia di Salerno, dove foci di fiumi e canali continuano a riversare in mare cariche batteriche elevate. Su tredici punti campionati, ben 11 ricevono un giudizio di “fortemente inquinato”. Tra questi spiccano la foce del torrente Asa a Pontecagnano e la foce del fiume Irno a Salerno che ricevono lo stesso giudizio da nove anni. Ci sono poi la foce del torrente Dragone a Atrani; la foce del fiume Tusciano a Battipaglia; la foce del canale di scarico a Marina di Eboli; la foce del fiume Picentino, tra Salerno e Pontecagnano; la foce del fiume Bussento a Policastro Bussentino (Santa Marina); la foce del rio presso via Poseidonia, altezza civico 441, in località Laura; e la foce Capo di Fiume a Torre di Paestum, entrambi nel comune di Capaccio. Tra Capaccio e Agropoli, stesso giudizio per il campionamento alla foce del fiume Solofrone. Ancora alla foce del rio Arena tra Castellabate e Montecorice. Entro i limiti i prelievi alla spiaggia presso via Mantegna a Salerno e alla spiaggia di fronte Rio Caca Fave a Vibonati.
Legambiente segnala di aver presentato «esposti lo scorso anno – senza però ricevere risposta – per le criticità riscontrate a Pozzuoli (Lido di Licola); alla foce del fiume Sarno e alla foce dell’Irno a Salerno» e aggiunge che «A queste denunce, quest’anno si affiancheranno gli esposti la foce dell’Alveo Volla a San Giovanni a Teduccio; la foce fiume Picentino tra Salerno e Pontecagnano Faiano; la foce del Tusciano a Battipaglia; del Rio Arena tra Castellabate e Montecorice e del fiume Bussento a Policastro Bussentino».
Francesca Ferro, direttrice di Legambiente Campania, commenta: «Lo ribadiamo da anni, ma purtroppo non troviamo riscontri: è necessario affrontare con decisione il problema della mancata depurazione soprattutto per una regione, come la Campania, che nella risorsa turistico ricreativa connessa al mare fonda importanti opportunità produttive e lavorative. Ogni anno, purtroppo, il viaggio di Goletta Verde in Campania racconta della bellezza e dell’inferno e delle grandi contraddizioni di questa regione. Noi, nonostante questo, continuiamo a credere e lottare per quella Campania virtuosa, quella che sta puntando su innovazione, bellezza e sostenibilità. Una cosa è certa, però, non c’è più tempo da perdere».
Gli ambientalissti ricordano che «Secondo i dati Arpac relativi ai controlli svolti nel 2017 sulle acque in uscita dagli impianti di depurazione, per quanto ancora in numero troppo esiguo, confermano la cronica criticità della situazione. Infatti, su un totale di 413 controlli eseguiti in Campania il 41% è risultato “non conforme”, con punte di non conformità del66% per gli impianti della provincia di Salerno e a seguire del 50% per quelli della provincia di Avellino, del40% per quelli della provincia di Benevento, del 31% per quelli della provincia di Casertae del 29% per quelli della provincia di Napoli».
Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico di Legambiente Campania, fa notare è «Una situazione, dunque, tutt’altro che rassicurante e non si tratta semplicisticamente di realizzare impianti di depurazione o reti fognarie ma serve un’azione organica e coerente per la realizzazione di “sistemi di depurazione” improntati alla razionalità, alla efficacia ed efficienza, partendo dalla rilevazione dello stato di consistenza e funzionalità delle dotazioni esistenti per passare alla pianificazione e realizzazione di quelle necessarie sulla base di criteri di priorità e delle migliori pratiche disponibili».
Legambiente ricorda che «Le sorti dei servizi idrici e con essi della depurazione sono una prerogativa degli amministratori comunali campani, che sono titolati a decidere riuniti nell’Ente Idrico Campano (EIC), organismo fondamentale ma che purtroppo a quasi tre anni dall’istituzione non risulta di fatto ancora operativo. Un duro monito va dunque a tutti gli amministratori comunali, affinché operino finalmente con responsabilità nell’assicurare il governo, l’indirizzo e il controllo, dei servizi idrici con la pianificazione e programmazione dei servizi, l’individuazione ed il controllo dei gestori, la regolazione delle tariffe».
Non va meglio sul fronte dell’informazione ai cittadini: la cartellonistica informativa, obbligatoria da anni per i comuni e che dovrebbe avere la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare, è praticamente assente: nei 31 punti analizzati in Campania i tecnici di Goletta Verde che hanno avvistato solto un cartello; alla foce del fiume Picentino, punto dove c’era anche il cartello di divieto di balneazione. A questa già complessa situazione si aggiunge, inoltre, anche il degrado e la presenza di rifiuti – da plastica a materiali ingombranti – riscontrati in oltre il 90% dei punti monitorati lungo la costa campana.
Il portavoce di Goletta Verde, Davide Sabbadin, conclude: «La maladepurazione è un’emergenza ambientale che va affrontata con urgenza, visto tra l’altro che siamo stati anche condannati a pagare all’Ue una multa da 25 milioni di euro, più 30 milioni ogni sei mesi finché non ci metteremo in regola. Soldi che avremmo potuto spendere più utilmente per aprire nuovi cantieri per la depurazione e realizzare sistemi efficienti e moderni, creando nuovi posti di lavoro E lo dimostra il nostro monitoraggio, che come ripetiamo sempre non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta ad accendere un riflettore sulle criticità ancora presenti nei sistemi depurativi regionali. Anche quest’anno la fotografia scattata da Goletta Verde ci restituisce un’istantanea a tinte fosche per molte aree della costa campana. Parliamo non a caso di malati cronici, situazioni critiche che segnaliamo da anni, ma per le quali evidentemente poco o nulla è stato fatto. Per questo Legambiente quest’anno affiancherà alla denuncia pubblica sullo stato delle acque anche un’azione giuridica, presentando nuovi esposti alle autorità competenti per chiedere di verificare le cause di queste criticità e denunciare i responsabili secondo le nuove norme previste dalla legge sugli ecoreati».