“Il test – riferisce Pinna – che valuterà la presenza o assenza di marcatori legati alla malattia, potrebbe entrare nella pratica clinica nel giro di 5 anni”. “Si tratta ad esempio di misurare i livelli ematici di molecole come i neurosteroidi che vengono prodotti nel nostro cervello ma sono anche presenti nel sangue e alterati dallo stress – spiega Pinna – Possono indicare in modo oggettivo in un individuo turbe dell’umore e quindi malattie psichiatriche come la depressione e il disordine da stress post-traumatico (Ptsd)”.
“Stiamo mettendo a punto nel nostro laboratorio – continua Pinna – un test del sangue che va alla ricerca di diverse molecole, almeno 20, la cui concentrazione è determinante per capire chi soffre di depressione o chi è incline al disturbo da stress post traumatico. Il test dirà pure chi tra i depressi può giovare di certi farmaci piuttosto che di altri, aiutando a personalizzare le terapie”.
Attualmente i disturbi psichiatrici sono diagnosticati in maniera con questionari al paziente e sulla base dei sintomi; disporre di un test basato su molteplici marcatori che tracci la ‘biofirma’ di ciascun paziente sarebbe rivoluzionario sia in ambito diagnostico, sia terapeutico. “Potrebbe anche aiutare a individuare sottopopolazioni diverse di pazienti, organizzare trial clinici più mirati e sviluppare farmaci di precisione”, conclude il ricercatore.