Il consigliere regionale: “Impiegati 4 anni per partorire un documento confuso e con dati errati”
“Per quattro anni abbiamo atteso e invocato un piano turistico per la Campania, rimasta l’unica regione in Italia ad esserne ancora sprovvista, sebbene parliamo di un settore che dovrebbe fare da traino per l’economia dell’intero territorio regionale. Ebbene, nelle 135 pagine dell’atto licenziato dalla giunta regionale e che dovrebbe rappresentare un riferimento per i tour operator per i prossimi tre anni, a un elenco di dati e cifre errati snocciolati a caso, segue una programmazione di interventi che nulla hanno a che vedere con le strategie di rilancio del settore. Si incappa, ad esempio, in un elenco di misure relative allo sviluppo rurale, relativo altro settore, quello dell’Agricoltura, con un riferimento alla misura 16.3.1 che prevede un finanziamento che supererebbe addirittura i 300 milioni, mentre la stessa misura non supera i 3 milioni. E dopo aver confuso pianificazione rurale e turistica, gli uffici regionali raggiungono il paradosso quando s’inventano come investimento strategico nel turismo quello dell’impianto di depurazione di Punta Grandelle a Vico Equense, pari a 40 milioni. Colpisce la totale assenza dell’aeroporto di Salerno-Costa d’Amalfi, del cui progetto di rilancio De Luca prova ancora e impropriamente ad assumersene la paternità, sebbene fortemente voluto dal nostro Governo su impulso del Movimento 5 Stelle a ogni livello istituzionale. Dello scalo che il governatore ha prima boicottato, per poi smentirsi e definire strategico per la Campania, non c’è traccia nel documento di programmazione turistica”. E’ quanto denuncia il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Michele Cammarano.
“A differenza di veri piani stilati in altri territori, in Campania non si fa alcun cenno a turismo sostenibile, dell’innovazione e delle accessibilità. Chi vuole praticare cicloturismo e trekking dovrà optare per altre mete, Lombardia e Veneto in testa. Né vengono enunciati i punti di debolezza del comparto, punto partenza di qualunque strategia correttiva. Così come non sono definiti, come la regola imporrebbe, obiettivi di medio e lungo termine. Probabilmente perché chi ha redatto il documento era più che certo che ciascuna verifica intermedia avrebbe prodotto la sistematica certificazione di un fallimento annunciato”.