Il pasto libero, comunemente conosciuto come “sgarro”, viene inserito all’interno di un regime nutrizionale bilanciato per ottenere maggiori risultati sul lungo periodo e permette al paziente di organizzare con maggiore flessibilità la propria alimentazione nel contesto di vita sociale. In questo modo, il paziente, non solo impara ad alimentarsi in maniera corretta ma anche a gestire lo sgarro con consapevolezza.
Il vantaggio? È quasi esclusivamente psicologico.
Una dieta troppo rigida porta più facilmente a fenomeni di rinuncia proprio perché non sostenibile nel tempo. Il pasto libero, in questo senso, aiuta il paziente superare lo stress provocato dall’adattamento alla nuova alimentazione (con nuove regole da seguire e alimenti da evitare) con maggiore probabilità di portare a termine il percorso nutrizionale intrapreso.
È obbligatorio un pasto libero a settimana?
Assolutamente no, nessun obbligo. È il paziente che decide in base alla propria forza di volontà e al bisogno che sente di concedersi o meno un piccolo peccato di gola. Anche perché, sia chiaro, il pasto libero non vuol dire mangiare tutto ciò che si vuole ma va sempre inteso come coccola inserita in un regime alimentare equilibrato.
Attenzione a non forzarsi a rinunciare al pasto libero!
Se il paziente non sente la necessità del pasto libero, può farne tranquillamente a meno ma se diventa una forzatura per
Dottoressa Elisabetta Casciello Biologa Nutrizionista
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