LA SATIRA
Medietà, medietà assoluta di ambienti e personaggi, oramai ci siamo abituati.
Buon giorno, signor Esposito, si è rimesso dall’ultima scorpacciata di carta?
“Alla perfezione”.
Di che parliamo, oggi?
“Io partirei da un proverbio locale: <<meglio capa=" alice=" che=" coda=" di=" sarago="></meglio>>”.
‘Mbe?
“Ebbene, riassume tutta la anarchia congenita del nostro popolo. Meglio capo di qualcosa di molto piccolo, che in posizione subordinata in qualcosa di più grosso…”.
E allora?
“Allora <<o antropòs=" politicon=" zoon=" estì="></o>>, <>. E’ solo associandosi che si progredisce”.
E che c’entra, con Torre?
“C’entra, c’entra. Partiamo dal campo economico: qui i consorzi non decollano. L’Uno-a-erre, una azienda orafa che qualche anno fa ha dominato il mercato fino a poter permettersi la pubblicità su delle reti televisive nazionali, non erano altro che gli orafi di Arezzo consorziati”.
Se la nostra economia associata non decolla non sarà forse “merito” di qualche scelta politica a dir poco sconsiderata?
“No, per favore non la butti sempre in politica. E’ che mentre altrove uniscono gli sforzi, qui stanno ancora a spiarsi la corrispondenza”.
E fuori dell’economia?
“E’ anche peggio, decine di associazioni di tutti i tipi: culturali, ricreative, artistiche, teatrali, musicali, sportive. Ma tutte piccole, che non riescono a mettere il naso stabilmente fuori di Torre. Io quasi quasi preferisco quelli che giocano a burraco…”.
Lei che farebbe, invece?
“Be’, le faccio un esempio: prendiamo ad esempio le associazioni musicali. Ce ne sono sei o sette. Se tutti i presidenti si degradassero spontaneamente a consiglieri di una unica associazione molto grossa ed importante; se i consiglieri di queste associazioni piccole, accettassero di diventare semplici soci…”.
Ma ci vorrebbe sempre una figura di riferimento, un presidente…
“Certo, potrei farlo io!”.
Dovevo immaginarmelo che era una dei suoi soliti paradossi! Be’, veniamo alle cose serie. Che si mangia, stavolta?
“Naturalmente l’albo comunale delle associazioni. Favorisce?”.
Giuseppe Della Monica