Aumenta la disperazione dei marittimi della Tirrenia che rischiano di perdere il lavoro
Torre del Greco – È possibile che per lavorare si debba ricorrere a gesti estremi? E’ questa la domanda che si sono posti i familiari di Vincenzo Accardo, il marittimo torrese che martedì si è arrampicato sul pennone della nave Bithia nel porto di Genova con un cappio al collo in segno di protesta contro la privatizzazione della Tirrenia.
«E’ stato bruttissimo vedere attraverso Internet mio marito con una corda al collo. È stato un gesto esasperato, ma lo capisco perché si batte per i suoi diritti. Quando mi ha telefonato mi ha detto di non preoccuparmi e poi ha voluto parlare con nostro figlio Saverio, di 6 anni».Queste le parole della moglie di Accardo,Grazia.
La protesta dei lavoratori della Tirrenia si protrae da tempo. «Dal 5 maggio stiamo facendo assemblee sulle navi – spiega Vincenzo Accardo – sono inaccettabili tagli di linee che comporterebbero la perdita di molti posti di lavoro. A Torre Del Greco sono circa seicento i marittimi del gruppo Tirrenia che rischiano di ritrovarsi senza occupazione, ma le istituzioni non ci ascoltano. Ho detto a mio figlio che sto lottando per lui, per consentirgli di andare a scuola e di diventare qualcuno».
Anche i genitori di Vincenzo si sono allarmatialla notizia che vedeva coinvolto il figlio nel gesto estremo.Intanto ieri mattina una delegazione di marittimi, provenienti da Torre del Greco, Civitavecchia e Genova si è recata a Roma in occasione di un incontro tra organizzazioni sindacali e responsabili dei ministeri dell’Economia e del Lavoro,da cui è emerso l’impegno delle autorità a reperire fondi per evitare che la Tirrenia venga privatizzata.Non si fermano,intanto,le proteste dei lavoratori.L’Orsa marittimi(Organizzazione sindacati autonomi e di base) ha organizzato per oggi una manifestazione di protesta nel porto di Genova.
Andrea Scala