Settimana impegnativa per le scuole secondarie campane : dallo scorso 25 gennaio rientro sui banchi, per gli studenti della secondaria di primo grado, mentre per quelli della secondaria di secondo grado il ritorno in presenza sarà a partire dal prossimo 1 febbraio. A sancire questi rientri l’Ordinanza della Regione Campania n.3 del 22 gennaio 2021. In essa il Governatore Vincenzo De Luca sottolinea i seguenti aspetti peculiari : “ Con riferimento alle scuole secondarie di secondo grado (superiori), si dispone la ripresa in presenza a partire da lunedì 1° febbraio 2021, salve diverse valutazioni di competenza dei Sindaci o dei Dirigenti scolastici. L’ordinanza demanda ai singoli dirigenti scolastici la individuazione della percentuale di studenti in presenza (tra il 50 e il 75%), con espressa raccomandazione ad adottare un criterio prudenziale, al fine di minimizzare i contagi”.

L’ordinanza regionale sancisce decisioni che erano già in nuce nelle linee programmatiche di De Luca, salvo un’accelerata delle stesse a causa di una recente sentenza del Tar Campania, in base alla quale gli studenti delle scuole medie e scuole superiori della nostra regione devono tornare alla didattica in presenza entro il prossimo 1° febbraio. Tale sentenza ha accolto il ricorso presentato da alcuni genitori contro le ordinanze restrittive della Regione ( ricordiamo che la nostra Regione, in controtendenza con le altre, aveva assunto una linea decisionale improntata ad un’estrema cautela, riservandosi di ratificare i graduali rientri in presenza , solo dopo aver raccolto tutti i dati epidemiologico-sanitari forniti dalla task-force dell’Unità di Crisi Regione Campania).
Attualmente è in corso un acceso dibattito tra i sostenitori della didattica in presenza e , sull’altro versante, quelli che auspicano il prosieguo della didattica a distanza ( No DaD e Si DaD).
Ma analizziamo meglio il problema.

Premettendo che il dibattito in corso in questo momento riguarda prevalentemente , ma non esclusivamente, la scuola secondaria, i genitori che hanno fatto “class action” spingendo per il ricorso al Tar e sostenendo il rientro immediato sui banchi, supportano i loro convincimenti sull’idea di centralità di diritto allo studio e alla frequenza scolastica, poiché la scuola a distanza non li garantirebbe.



Nella concretezza dei fatti e per dovere di cronaca, si registrano voci alquanto dissonanti da quanto su esposto. Recentemente, ad es., c’è stata una manifestazione di protesta da parte degli studenti della secondaria superiore non solo campani, ma in tutta Italia. Al grido di “A Scuola Sì Ma Non Così”, i ragazzi sostanzialmente chiedono che il rientro in classe ci sia ma in totale sicurezza, con delle garanzie sulle strutture scolastiche e sui trasporti, poiché non tutte le scuole e non tutti i territori sono davvero pronti su questo.
Perplessità anche da parte di molti genitori, sulla pagina FB di “Genitori Salerno Sì DAD”, si legge : “Abbiamo assistito, in questi giorni, ad una incomprensibile esaltazione social determinata dalla pubblicazione dei due Decreti del Tar Campania che dispongono la ripresa dell’attività didattica in presenza. Abbiamo ascoltato slogan branditi a vessillo di una visione eternamente belligerante della vita. La Campania è di nuovo in Europa, hanno affermato alcuni, mentre, al contrario, numerosi Paesi europei stanno ammettendo i propri errori e prolungando l’utilizzo della DAD. E ancora : La scuola è a scuola, hanno gridato altri, dimentichi dell’esistenza di una pandemia e che nel nostro Paese la didattica a distanza ha consentito di non perdere un solo giorno di lezione…”.
L’ultima Ordinanza Regionale sulla scuola, come su sottolineato, investe sindaci e dirigenti scolastici di precise ed improrogabili responsabilità .
In merito a ciò si è espressa con grande chiarezza la Dirigente Scolastica del Liceo Alberti di Napoli ( il suo pensiero è stato pubblicato dal Mattino), di cui riportiamo alcune riflessioni : “ Della Dad da quasi un anno parlano tutti…molto più defilati , o del tutto silenti, i docenti che sono tuttavia gli artefici e i protagonisti assoluti…La DaD non è sostanza : è accidente. Non è contenuto: è un mezzo. Sostanza è lo scambio di conoscenze tra docente e studente. E questo dipende dalla cultura, dall’impegno e dal grado di curiosità del maestro e dell’allievo…Quando si afferma che le scuole sono chiuse si fa un’affermazione la cui falsità è palese…La DaD non è una panacea, è la soluzione a un problema : ma se quel problema è una pandemia, diventa una strategia di sopravvivenza: salva vite umane”.
Altrettanto chiaro il pensiero del giurista Orazio Abbamonte, ordinario presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Vanvitelli di Napoli, espresso in un articolo sul Roma, di cui riportiamo alcuni passaggi “Stiamo assistendo ormai da tempo a quella che viene presentata dai mezzi d’informazione come un’interminabile guerriglia tra Governatori che chiudono scuole e Tar che le aprono al loro posto; o, in altri casi, a Governatori che le riaprono e Tar che le richiudono… il Tar per la Campania ha disposto la riapertura dei nostri istituti scolatici, assegnando alle autorità amministrative competenti un termine per adeguarsi al suo verdetto…Non è questione da prender di leggieri, se si considerano le condizioni a dir bene precarie della pubblica amministrazione italiana”. E incalza con : “Ora, questo complesso d’esigenze da coordinare per far sì che il rientro in aula non si traduca in una débâcle nella battaglia contro l’epidemia, sarà mai possibile apprezzarlo in modo appropriato all’interno di un processo – quello amministrativo – dove al più possono entrare i pochi ed insufficienti elementi che, con tutta la buona volontà, le parti private possono produrre e le parti pubbliche contrastare in tutta fretta?… Certo, il Tar è stato prudente, ha assegnato dei giorni all’amministrazione regionale perché faccia in modo di mettersi in grado. Ma può mai sapere il Tar se per davvero la Regione è in condizioni d’adeguarsi in modo corretto, essa e la pletora d’altri spesso sgangherati enti coinvolti? Certamente no”. Questa la chiosa del giurista: “ In simili materie, il giudice non dovrebbe esser chiamato a metter penna, soprattutto perché non ha mezzi idonei: gli mancano elementi di conoscenza, competenze per apprezzare appropriatamente, tempo per farlo. Ricorrendo al giudice, ci si rivolge ad un supplente, perché il titolare non c’è. Un rimedio che proprio l’ambiente scolastico – ricordo – ha lungamente dimostrato quanto dannoso possa rivelarsi”.
Marika Galloro