I produttori torresi non sono d’accordo: il corallo non è in pericolo di estinzione
Torre del Greco – Torre del Greco contro gli Stati Uniti. Una battaglia difficile, ma non impossibile, quella contro la proposta, fatta dal governo degli USA, di inserire tutte le specie del genere Corallium nella lista della Cites, la convenzione delle parti che regola il commercio delle specie della fauna e della flora. Fino ad ora non è stata necessaria alcuna certificazione o permesso speciale per il commercio del corallo, sebbene nel 2007 gli USA ed alcune lobbie ambientaliste avessero già avanzato una proposta simile. Ma come mai il governo statunitense insiste così tanto? Il corallo è abbondantemente presente nelle barriere al largo delle Hawaii, l’arcipelago del Pacifico che ogni anno accoglie migliaia di turisti. Queste barriere coralline sono meta di tanti pescatori di frodo, soprattutto asiatici, che ivi fanno il pieno di corallo creando gravi danni all’ecosistema e deturpando una delle principali attrattive turistiche delle isole americane. Tuttavia, l’Assocoral, ovvero l’associazione dei produttori di corallo di Torre del Greco, assicurano che il materiale da loro lavorato deriva dai fondali marini, addirittura viene pescato a profondità che vanno dai 70 ai 120 metri sotto il livello del mare. Dunque, i metodi di approvvigionamento del corallo adottato dai torresi non lambiscono neppure minimamente le barriere coralline. Sembra che dietro la proposta degli Stati Uniti ci sia anche lo zampino della Tiffany Foundation<tiffany foundation="></tiffany> che ha devoluto 700.000 dollari per una campagna in difesa del corallo il cui slogan è "Troppo prezioso per essere indossato". Contro la proposta degli USA si sono schierati non solo i produttori torresi, ma anche il governo italiano, l’Unione Europea, gli scienziati, il governo giapponese e perfino la Fao, convinti che il corallo non è una specie in via d’estinzione, né rischia di diventarlo. Le imprese attualmente operanti nel settore del corallo a Torre del Greco sono circa 300, per lo più a carattere familiare. Il fatturato complessivo del settore in Campania sfiora i 160 milioni di euro. Qualora la proposta statunitense fosse presa in considerazione, il mercato del corallo campano finirebbe in ginocchio, con un danno di oltre 100 milioni di euro e la perdita di oltre mille posti di lavoro. Si chiuderà domani l’<international trade=" and=" management=" science=" coral=" red=" workshop="></international> International Workshop Red Coral Science Management and Trade promosso dai ministri degli Esteri e dell’Ambiente: 35 delegati in rappresentanza di 25 paesi e della Fao si sono riuniti all’università Pathenope di Napoli per discutere dell’elaborazione di un piano per lo sviluppo sostenibile della risorsa corallo. Si chiama "Red coral project"<red coral=" project="></red> il progetto finanziato dall’Unione Europea per lo studio del corallo. L’obiettivo è quello di trovare degli escamotage per preservare le barriere coralline senza porre limiti al commercio del corallo.
Maria Consiglia Izzo