Marisa s’avvia a superare la soglia degli “anta”, quel periodo che s’avverte come una sorta di spartiacque tra la giovinezza e un’età che, ineluttabilmente, porta verso il tramonto…
Ma quella è anche l’età nella quale, di solito, per la maggior parte delle persone, si sono realizzati gli obiettivi che ci si pone nella vita: una famiglia, dei figli, la stabilità del lavoro. Per Marisa, invece, non è così: Da più di dieci anni è precaria nella scuola, una cattedra di filosofia che ogni anno le sembra quasi di elemosinare, quando le conferiscono quella supplenza che, almeno, le consente di tirare avanti decorosamente, senza pesare sulla già povera pensione della madre. In quanto agli affetti, beh, forse sarebbe meglio non parlarne!
E’ “single” da sempre, e non per sua scelta. Sì, negli anni passati c’erano state delle storie, ma tutte senza importanza, nessuna che potesse concludersi com’era nei suoi desideri. Adesso che gli anni volano, ad un ritmo sempre più accelerato, Marisa avverte un’ansia che la macera…
Che cosa sarebbe stato di lei, quando sua madre – già vecchia e malata – se ne sarebbe andata per sempre? Il pensiero della solitudine la terrorizza. Ma, d’altra parte, che cosa può fare? Mettere un annuncio sul giornale, tipo “A.A.A . cercasi marito, anche di seconda mano”, oppure costringere, con una pistola puntata alle tempie, il primo malcapitato a sposarla? Parla spessissimo con Claudia di queste sue angosce, forse perché la sua unica “vera amica” è quasi “sfigata” come lei!
“Non ti devi avvilire, devi continuare a sperare” le dice Claudia. “Vedrai, prima o poi, quando meno te l’aspetti, conoscerai la persona giusta. E ti auguro che non somigli neppure lontanamente a quel maledetto di Arturo…”
Arturo era il compagno di Claudia, divorziato da più di un decennio, che non si decideva mai a rendere più saldo il loro rapporto.
“Tra due mesi, poi l’anno prossimo. Dopo Natale… No, è meglio in estate… Mi prende in giro, il maledetto…” si lamentava spesso Claudia. “Ed io come una stupida sto sempre qui ad aspettare…”
Una sera, Claudia bussa, inattesa, alla porta della casa di Marisa. Sembra particolarmente eccitata.
“Ha finito con i suoi giochi, ha finito…” ripete stizzita mentre si abbandona sul divano del soggiorno.
“Ma chi ha smesso di giocare? Claudia, che cos’è successo?” le chiede Marisa.
“Arturo… Arturo… Non ha più scampo. Posso, finalmente, conoscere le sue vere intenzioni, prevenire le sue mosse…”
“Non dirmi che lo stai facendo pedinare da un investigatore…”
“Meglio. La strada che sto seguendo è ancora più sicura. Credimi, Marisa,” dice convinta Claudia.
“Sono andata da un mago, un vero portento…” continua Claudia, un tantino esaltata. “Si chiama Omar, è africano… La magia nera, i riti esoterici… Ha proprio indovinato tutto della mia vita, e mi ha promesso che, piano piano, mi svelerà anche il futuro! Martedì, nel pomeriggio, ho un altro appuntamento. Mi devi accompagnare, Marisa: sono sicura che Omar potrà essere utile anche a te”,
Poi s’alza si scatto dal divano. “Adesso devo andare…” sibila quasi nel congedarsi dall’amica. “Arturo sta per rientrare a casa… Non voglio che sospetti di niente… Mi raccomando, Marisa, acqua in bocca… Ci vediamo martedì”.
E così, nel giorno stabilito, Claudia e Marisa si recano nello “studio” del mago Omar. Grandi tappeti fasciano il pavimento, decine di bottigline e di alambicchi sparsi sulla scrivania, macabri animali impagliati, enormi arazzi che pendono dalle pareti… ‘Nulla da dire, l’atmosfera è proprio quella giusta’ pensa Marisa e in quel momento il mago fa il suo ingresso nella stanza.
E’ alto, magro da far paura, gli occhi neri e profondi, una barba folta che gli incornicia un volto altrettanto scarnito.
“Perché non sei venuta sola?” chiede a Claudia con voce profonda.
“Lei è la mia più cara amica… E poi volevo che ti conoscesse” risponde Claudia, intimidita.
“Per me, va bene… Tua amica, mia amica” sentenzia, accennando a un sorriso.
Al termine del “consulto”, Claudia accenna ad aprire la borsetta per pagare l’onorario del mago.
“No, no…” la precede il santone nero. “Tu sai che non prendo danaro… Se vuoi, ma solo se tu vuoi, puoi fare offerta al mio segretario…”
Congiunge le mani, china la testa in segno di saluto, ed esce con incedere maestoso dalla stanza.
“Hai visto?” dice Claudia, entusiasta, a Marisa. “Tu sai tutto di me, non ha sbagliato niente… Non trovi che sia eccezionale? E poi, non lo fa per danaro…”
Però il segretario, con molto garbo, per la verità, chiede a Claudia un obolo non proprio da poco: duecento euro, che la donna gli porge senza battere ciglio.
“E’ una bella sommetta…” fa notare Marisa all’amica, non appena sono fuori dal tetro portone del palazzo. “Se poi consideri che dal mago ci stai venendo fissa due volte a settimana…”
“E’ un’offerta, la danno tutti i clienti…” si giustifica Claudia. “Ma ne vale la pena, credimi, mi sento molto più sollevata da quando ho conosciuto Omar…”
“Forse sarebbe più corretto dire ‘alleggerita’, visto che gli stai portando a poco a poco tutto il tuo stipendio…” insinua Marisa con ironia.
“Sei la solita disfattista, e anche miscredente!” sbotta l’amica. “Tu non credi a nulla che non sia sorretto dalla razionalità, non a caso fai la professoressa di filosofia!”
Marisa preferisce non ribattere: sa che sarebbe inutile, in questo momento, provare a far ragionare Claudia, tutta presa com’è dalla sua ingenua, anche se pericolosa, infatuazione per il “mago Omar”.
D’altra parte, ognuno ha il diritto di credere in quello che più gli aggrada, di crearsi un proprio mondo d’illusioni, se queste gli sono di conforto per percorrere più agevolmente le difficili strade della vita.
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E’ passato più di un mese. Claudia è a casa di Marisa. Dopo cena, stanno distrattamente seguendo alla televisione il notiziario regionale.
“Aspetta, aspetta un momento… Alzo un poco il volume del televisore, fammi sentire…” dice all’improvviso Marisa, interrompendo il monologo di Claudia, come al solito incentrato sui progressi del mago Omar circa le previsioni sul suo futuro, che il santone, ormai, vedeva ‘chiaramente radioso e in compagnia di Arturo’.
“Il mago, un immigrato clandestino tunisino, è stato arrestato nel pomeriggio insieme al suo complice. Sembra che abbia truffato centinaia di persone, principalmente donne, anche gravemente malate, alle quali assicurava miracolose guarigioni, a fronte di compensi che andavano gradatamente aumentando. Ed è stata proprio un’anziana signora, disperata, dalla quale il falso santone pretendeva compensi assurdi a denunciarlo: grazie a lei, per il mago Omar si sono aperte le porte del carcere”.
Era questo il comunicato del telegiornale che aveva attirato la sua attenzione, una notizia come tante, scarna, essenziale, letta con voce “professionale”, quasi senza espressione, dal giornalista televisivo. Marisa non trova il coraggio di parlare. Sta guardano Claudia, vede che dai suoi occhi sgorgano le lacrime e rimane in silenzio, come lei, intuendo la sua cocente delusione.
Ernesto Pucciarelli