Ha radici profonde nella società e una tradizione di alleanze e scissioni tra clan
(a) Torre del Greco – La camorra, male endemico di tutto il napoletano, vede la sua storia svilupparsi anche a Torre. Ha radici profonde nella società e una tradizione di alleanze e scissioni tra clan che hanno portato in città solo sparatorie, arresti e morti giustiziati per mano della criminalità. Come non ricordare quando, nel gennaio 1996, furono condannati al carcere ben 7 poliziotti e 3 carabinieri per associazione camorristica e corruzione. I dieci erano affiliati stabili del clan Gargiulo Mennella e fornivano informazioni preziose riguardo retate e confessioni di pentiti, percepivano uno “stipendio fisso” al mese e perfino qualche extra. Alla fine furono proprio alcuni dei pentiti del clan a denunciarli. Il clan Gargiulo Mennella deteneva allora un monopolio sullo spaccio degli stupefacenti, un giro di milioni di lire. Nel 1999 ecco iniziare “la guerra delle due Torri”. I Gargiulo vedono arrivare una nuova famiglia, quella dei Falanga, e così inizia la rivalità. Anche la camorra di Torre Annunziata, quella di Valentino Gionta, non vede di buon occhio i Falanga per i propri traffici. Tra gennaio e marzo avremo due esecuzioni, prima Gennaro Carotenuto e successivamente Giovanni Mennella, rampolli della famiglia Falanga, ad opera dei Gionta. A gennaio 2008 vi è un blitz all’interno del clan ed un maxiprocesso rovinoso per la famiglia. L’organizzazione era stata già decimata da circa 50 arresti tra il luglio e l’ottobre 2004, grazie alle operazioni Never Again e Blond Moon. Nel giugno 2009 viene ucciso il capoclan Gaetano Di Gioia in un agguato, anche il figlio Isidoro era con lui, ma viene soltanto ferito e ricoverato d’urgenza. Gli inquirenti hanno cominciato a chiamare questo il “clan del tatuaggio”: tutti gli affiliati sono soliti marcarsi con un tatuaggio, impresso in evidenza sul braccio, che recita “Fratem Gaetano, Fratem Isidoro”. La moda del tatuaggio tra i camorristi comincia proprio dal ritorno in città di Gaetano Di Gioia, padrino della zona mare. Le indagini sull’omicidio portarono a due ipotesi: o vi era stato un regolamento dei conti interno al clan, in cui si era formata una corrente scissionista, oppure l’omicidio era stato commissionato per via di interessi dei clan rivali nei traffici di droga, a cui i Falanga non avrebbero dato il via libera. I Gargiulo, gli antichi rivali, sono infatti alleati con gli Ascione di Ercolano e con i Gallo ed i Gionta di Torre Annunziata, gestendo assieme a questi il commercio di stupefacenti sull’asse vesuviano. Nel dicembre di quello stesso anno altri 7 arresti per i Falanga, tra questi proprio Isidoro e Ciro Grieco, ritenuto il nuovo reggente della famiglia. Pare che in quel periodo i negozianti torresi fossero stati costretti a sottostare a pizzi altissimi, con anche l’extra di Natale. Chi osava disubbidire andava incontro a ritorsioni pericolose.
Sara Borriello
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 14 aprile 2010