GLI AVVOCATI DEL DIAVOLO

Sebbene il nostro Paese non rientri nell’ambito dei sistemi di common law, non c’è dubbio che, anche in Italia, la giurisprudenza svolga un ruolo fondamentale in termini di evoluzione del diritto, anche in settori, quello penale in primis, dove le norme dovrebbero essere concepite in modo da ridurre al massimo la discrezionalità
dei giudici. Un esempio lampante di quanto la giurisprudenza rilevi nell’ambito di un processo, ripetiamo, di vera e propria evoluzione del diritto, è la normativa in tema di stupefacenti, oggetto, nel corso degli anni, di tante pronunce da parte dei giudici, spesso in aperto contrasto le une con le altre, con buona pace del principio di legalità dei reati e delle pene. Recentemente, ad esempio, ha avuto notevole risalto la sentenza emessa da
un giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Milano, il quale ha mandato assolte tre persone, imputate per reati in materia di stupefacenti, le quali erano state fermate dopo avere acquistato undici grammi di eroina. Il giudice di Milano, infatti, ha ritenuto che, nel caso di specie, nonostante l’ ingente quantitativo di stupefacente,
non dovessero ravvisarsi gli estremi di reato, bensì solo quelli di un illecito amministrativo, in quanto l’acquisto
era finalizzato all’uso di gruppo; nessuna differenza, dunque, tra un caso del genere, in cui ciascuno ha contribuito all’acquisto di droga per poi dividerla in parti uguali, e quello di colui che, per ipotesi, effettui da solo l’ acquisto della sostanza destinata ad uso personale. La sentenza in questione è senz’altro destinata ad alimentare discussioni, soprattutto da parte di coloro che sostengono la necessità di usare il pugno di ferro per contrastare il fenomeno degli stupefacenti. Da parte nostra, riteniamo condivisibile il ragionamento operato dal giudice di Milano, anche se, ancora una volta, rimaniamo perplessi per la facilità con la quale, a causa di norme poco chiare, da un momento all’altro ciò che era (o veniva considerato?) reato può divenire lecito o viceversa.
Alessandro e Giovanni
Gentile
 
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 26 maggio 2010