Altro duro colpo al nosocomio torrese. Continua la mobilitazione della cittadinanza
Torre del Greco – Un altro reparto dell’ospedale Maresca sarà chiuso. Questa volta a sbarrare le porte è il reparto di chirurgia. Infatti, in una nota, indirizzata ai vari dirigenti ospedalieri competenti, viene annunciata la sospensione dell’attività chirurgica di elezione entro la giornata di lunedì, per grave carenza di personale. Gli operatori, chiedono un rinforzo di almeno quattro unità, altrimenti saranno sospese le attività, con conseguente sospensione dei ricoveri chirurgici.
Intanto ieri, si è svolto l’ennesimo incontro pubblico organizzato dal comitato in difesa dell’ospedale Maresca, a cui hanno presenziato le istituzioni, i sindacati ed il personale medico.
A rappresentare i politici torresi, c’erano i capigruppo del PD, Lorenzo Porzio, e del PDL, Francesco Mirabella, ed il presidente del consiglio comunale, Michele Polese. Quest’ultimo ha dichiarato: “Sono sensibile a questo genere di iniziative e credo sia fondamentale parlarne per essere informati, ma dobbiamo riportare la questione al di fuori delle mura locali e trovare i giusti interlocutori. Per quanto concerne il consiglio comunale – continua Polese – siamo disponibili ad ogni genere di iniziativa e di confronto”.
Sulla questione, si sono espressi anche i rappresentanti sindacali. Enzo Celotto della CGIL provinciale ha spiegato: " tiamo elaborando una controproposta che presenteremo a breve al commissario Zuccatelli. Innanzitutto dobbiamo interloquire con la direzione sanitaria affinché si adoperi per risolvere le emergenze più gravi".
Vittorio De Feo, primario dell’ospedale Maresca, critica duramente dicendo: " l’unità coronarica non può avere tre posti letto. Se l’ospedale Maresca dovrà diventare un presidio di emergenza, almeno dotiamolo per tale scopo. Come primario devo garantire tutti i servizi all’utente, altrimenti lo trasferisco".
Si complicano sempre più le condizioni del nosocomio torrese, che subisce giorno dopo giorno ridimensionamenti e chiusure. Quale futuro per la salute dei 300.000 potenziali utenti del nosocomio?
Andrea Scala