E’ tra i dolci tipici napoletani più citati, e gustati, negli ultimi 10 giorni. E sarà la regina indiscussa anche per tutto il mese di aprile e della primavera.

Si tratta della pastiera napoletana, il dolce a forma di torta o crostata preparato in occasione della Pasqua da molte donne e pasticcieri e che, comunque, è facilmente reperibile in Campania anche in altri mesi dell’anno.

La sua fama di dolce pasquale porta tutta l’Italia a volerla provare e soprattutto imitare.



Uno dei punti più discussi ruota attorno alle strisce di pasta frolla da apporre sulla superficie del dolce che, secondo la tradizione più accreditata, devono essere sette.

Altre voci, invece, dicono che le strisce dovrebbero essere sei, altre ancora vorrebbero che non vi sia un numero preciso sulla convinzione che le ricette tramandate dalle nonne e bisnonne non indicano alcun numero.

Le radici delle sette strisce sulla pastiera trova fondamento nella fantasia dei partenopei.

E’ leggendaria la sirena Parthenia: secondo questa storia le strisce della pastiera devono essere sette e disposte in modo tale da creare dei rombi. perché la storia racconta di una sirena “dormiente” che in primavera emerge dalle acque per salutare il popolo napoletano.

Come da tradizione, la sirena canta e allieta i napoletani che, per ringraziare la creatura mitologica, le portano i sette ingredienti che, mescolati insieme, formano la pastiera, come le strisce che vanno a ricoprire il dolce partenopeo.

Un’altra leggenda rigiarda le mogli di alcuni pescatori che portano sette ceste con tutti gli ingredienti della pastiera come offerte al mare e con l’auspicio di far tornare i propri mariti a terra, sani e salvi.

Infine, c’è la leggenda che vede protagonista il centro storico di Napoli: secondo questa diceria le strisce rappresenterebbero la planimetria a scacchiera dell’antica Neapolis.

Insomma, che siano sei, sette o quante se ne vogliono le strisce decorative, la pastiera resta comunque il dolce torta più gettonato a Napoli, soprattutto nei mesi primaverili.

Ogni pasticciere o donna custodisce la sua ricetta con la convinzione che solo la sua sia quella ‘originale’ ed inimitabile.