Tra la Bcp, la musica e Le vie del Corallo, La Torre rende omaggio all’improvvisa scomparsa di Antonino De Simone
(a) Torre del Greco – Scrivere nel ricordo, rendere omaggio a qualcuno, più che fare un’intervista, è, di per sé, cosa non facile. Quando, poi, si tratta di certi Uomini, il rischio che la penna non sia all’altezza di loro stessi e che la banalità prenda il posto della lucida riconoscenza, è grande. Eppure, ciò che più colpisce della improvvisa scomparsa di Antonino De Simone – Nino, il Presidente, come molti lo conoscevano- è, ancora una volta, la forza dei fatti più che delle parole; la voglia ardente di fare, la grinta che irrompe dai toni di chi parla di lui. Dalla famiglia, all’Azienda, alla Banca, chiunque abbia voluto salutarlo, nel pur commosso ricordo, non ha potuto fare a meno di guardare avanti e dire “rimbocchiamoci le maniche, domani è lunedì e si torna a lavoro: abbiamo ancora tanti passi da fare nella strada da lui tracciata”.
E’ il segno distintivo dei leader, che sono capaci di compiere piccole grandi sfide, facendo sentire gli altri, siano essi artigiani, dipendenti, familiari o direttori di banca, protagonisti del proprio ambizioso progetto. Questi uomini non muoiono mai. La strada che hanno tracciato è veramente più lunga della breve esistenza ed è per questo che l’omaggio vogliamo dedicargli, mette da parte la mestizia del lutto e racconta la vita, la gioia, la forza di un uomo che ha saputo lasciare un segno. Classe millenovecentotrentuno, torrese di nascita, un destino da leader anche in famiglia. Primogenito maschio seguito da sei sorelle, del cui avvenire ebbe premura e che, da buon maschio di casa, accompagnò tutte all’altare. La caparbietà nel sangue «Mio nonno –raccontava orgoglioso – catturava cefali nel porto e saltuariamente acquistava lotti di corallo da smerciare in Ciociaria. Famoso per la testardaggine, terrorizzava i fascisti con un’occhiata se pretendevano di imporre regole che intaccavano la sua libertà. Una volta, pur di non perdere una gara tra barche, raggiunse il traguardo seminudo, il pantalone era cascato mentre remava ma continuò deciso…».
Nato e cresciuto nella povertà di quegli anni, «in un paese stretto tra il Vesuvio e il golfo, la mia famiglia si sforzava di trovare i mezzi per sopravvivere dalla costa. Soffrimmo la crisi del 1929, il settore crollava e con la guerra non andò meglio. Mangiavamo riuniti intorno ad un tavolaccio, una folla a dividere persino le briciole». Ma i segnali di speranza sono sempre arrivati. A dodici anni, cominciò a toccare con mano consapevole i primi rami di corallo». Il padre gli disse: “scegli la strada che preferisci ma, ascolta, è sempre meglio zappare la propria terra” e così fece, non appena ebbe in tasca la laurea in giurisprudenza, capitolò definitivamente per l’oro rosso. La strada era ancora molto lunga. Corsica, Spagna, Marocco, Tunisia, Sardegna. Storie di viaggi lunghissimi, di sincere amicizie di mare, di notti giovani a guardare il mare. Là, dove portava via il corallo, Nino lasciava, spesso, qualche giovane cuore affranto. La malattia del padre nel 1976 lo costrinse a rientrare a casa. Per quattro anni la sera ci concedevamo un’intensa chiacchierata, mi sedevo accanto a lui sul letto a raccontargli i dubbi della giornata . Mi sosteneva, mi incoraggiava …». E così, l’ultimo Antonino, discendente di quell’Antonino che, nel 1805, era stato accolto nel laboratorio del marsigliese di Bartolomeo Martin, diede l’impulso definitivo alla sua azienda a Torre del Greco. Ma è ormai anche tempo di famiglia e, puntuale, arriva l’incontro con quella che sarà una insostituibile compagna di tutta una vita, Maria Luisa. «Il padre era un socialista e io un democristiano. Gli amici consideravano la nostra relazione una sorta di governo misto, mi prendevano in giro: “Ti sei creato un’assicurazione a sinistra”». Invero, la politica non gli si è mai staccata da dosso, anzi si è intrecciata col suo stesso corallo portandogli non poche delusioni. La più grande, quando Bassolino «si rifiutò di collocare il consorzio dei corallari a Torre, relegandolo nel deserto di Marcianise”. E per De Simone che, schivo e determinato, non le aveva mandate a dire neppure a Gava – da cui corse per protestare contro il divieto della pesca de corallo- fu atto imperdonabile. E poi la Banca, la musica e le Vie del Corallo, la biennale del gioiello etnico capace di attirare a Torre visitatori da tutta Italia e dal mondo. Nino De Simone è stato un uomo che pensava in grande per una città che vedeva grande. Il suo indiscusso ed impagabile merito, per noi che siamo malati di esterofilia, è stato quello di credere nelle risorse, nelle persone, nella forza di questa terra. Delle sue creature ha sempre difeso e rivendicato strenuamente l’autonomia. Uomo di sagace intuito, fermo sostenitore della necessità di mantenere il livello occupazionale sul territorio, ha sempre fatto scelte coraggiose anche in periodi non favorevoli, mantenendo intatto l’organico della sua azienda persino contro il proprio immediato interesse. Ottimista per indole, era convinto della ciclicità dei periodi di crisi e rimaneva fiducioso nella ripresa futura. Ha sempre incoraggiato l’inserimento delle donne nel mondo del lavoro, consapevole della grande risorsa che rappresentano. Soleva dire che le donne andassero sostenute negli anni della crescita dei figli e che superato quel periodo dimostravano sempre grande impegno, senso di responsabilità ed attaccamento al lavoro.
Intuitivo, lungimirante, eclettico. Non ha mai amato esibire ed ostentare, la sua era un genialità che navigava nelle acque sommerse del pensiero. Spassoso nei suoi brocardi latini avvicendati alla saggezza popolare torrese. Instancabile e rigoroso lavoratore, moderno imprenditore, accorto ed ambizioso banchiere.
Se ne è andato così: imprevedibile, come sempre. I tanti progetti che ancora aveva da realizzare e cui lavorava ogni giorno a settantanove anni, li ha lasciati alla sua Gioia ed ai tanti che oggi, salutandolo, dicono “rimbocchiamoci le maniche, domani si torna al lavoro” sotto i suoi vigili e severi occhi color del mare.
Gabriella Reccia
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