GLI AVVOCATI DEL DIAVOLO
L’Italia, si sa, è un Paese difficile da governare, troppo spesso resistente rispetto ai tentativi di dare una veste più moderna al suo ordinamento e, in tanti casi, rispetto anche soltanto all’idea di cambiare un assetto di cose consolidatosi nel corso del tempo. L’inerzia di cui è vittima il Paese, e in modo particolare il nostro amato Mezzogiorno, finisce inevitabilmente per generare delle vere e proprie emergenze, per governare le quali la nostra classe politica decide, nella gran parte dei casi, di alzare bandiera bianca, determinando il ricorso, da
parte del Governo nazionale, ad una figura divenuta quanto mai familiare ai cittadini italiani: il Commissario straordinario del Governo. Il Commissario straordinario, previsto dall’art. 11 della legge n. 400 del 1988, per l’opinione pubblica rappresenta una sorta di Superman al quale tutto, o quasi, è concesso; l’art. 11 della citata legge dovrebbe chiarirne, comunque, le funzioni, laddove stabilisce, al comma 1, che si può procedere alla nomina di detti commissari “ (V) al fine di realizzare specifici obiettivi determinati in relazione a programmi o indirizzi deliberati dal Parlamento o dal Consiglio dei ministri o per particolari e temporanee esigenze di coordinamento operativo tra amministrazioni statali (V) ”. La lettera della norma, per la verità abbastanza generica, evidenzia, ad ogni modo, il carattere di straordinarietà di detta figura, il che contrasta, però, a nostro sommesso avviso, con il ricorso quasi sistematico che alla stessa viene operato per curare situazioni la cui gestione dovrebbe essere demandata alla classe politica; quello che accade, invece, è tutt’altro: l’emergenza diventa la normalità e, dunque, anche il Commissario straordinario diviene una figura alla quale il cittadino si abitua; dalla Sanità al sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti, manco a dirlo in Campania, è una continua emergenza, ma, se così è, a che pro eleggere rappresentanti politici che, al momento opportuno, verranno prontamente deresponsabilizzati della gestione della cosa comune?
Alessandro e Giovanni
Gentile
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 24 novembre 2010