Malumori e battibecchi tra gli alleati del neo sindaco hanno accompagnato la nascita della nuova giunta. Novità in arrivo, ma intanto, Borriello gode

Un proverbio dice: l’amore non è bello se non è litigarello.

Anche ai piani alti di Palazzo Baronale conoscono questo detto popolare e lo conosce bene anche Gennaro Malinconico che da alcuni giorni ha perso il feeling amoroso con alcuni “soci” forti della sua coalizione di governo e soprattutto con Alfonso Ascione, il burrascoso consigliere provinciale dell’Udc che controlla un quinto della maggioranza che sostiene il neo primo cittadino di Torre del Greco.



Motivo di tanto malumore: le nomine per la nuova giunta comunale.

Ad agitare le baruffe in casa di Malinconico ha cominciato l’occhialuto onorevole Nello Formisano, quando alla vigilia della presentazione della nuova giunta, tramite un comunicato, ha sganciato un missile terra-aria che ha lasciato esterrefatto il penalista che da qualche mese ha deciso di dedicare la sua vita alla città. “Modifiche dei percorsi concordati risulterebbero strani. Perché la democrazia rappresentativa non è un optional che si può congelare o scongelare a seconda delle convenienze”, ha tuonato il reggente locale del partito di Di Pietro. In sintesi, i “percorsi concordati” non sono altri, o meglio, non è altro che la delega da vicesindaco, la quale sembrava non dovesse andare più all’Idv (secondo accordi precedenti) ma al Pd.

Poi è arrivata l’esplosiva dichiarazione del segretario cittadino del Pd, Vittorio Cuciniello, che ha sparato una cannonata terrificante ricordando senza giri di parole all’onorevole Formisano che “mentre il Pd in cinque anni ha coerentemente combattuto Borriello e il suo sistema, lui quel sistema ha contribuito a instaurarlo nel 2007.
Per cui, arrogarsi il diritto di indicare il vicesindaco sembra fuori luogo per la forza politica che nel 2007 ha eletto Ciro Borriello sindaco e, al contempo, sorprende che il sindaco Malinconico ha avallato tale scelta”.

Il malessere del segretario cittadino del Pd era chiaramente dettato dal dolore di chi ha la consapevolezza di avere nel suo partito chi chiede la sua testa per tutti gli insuccessi ottenuti nell’ultima tornata elettorale.

A confortarlo ci ha pensato Gennaro Malinconico che con la furia che si può imprimere in un comunicato ha preso di petto Formisano, accusandolo di essere “inopportuno” coi “tempi e le modalità con cui si veicolano pubblicamente certe considerazioni” auspicandosi che “il confronto interno alla maggioranza avvenga nei luoghi deputati, secondo le modalità più corrette, guardando sempre e soltanto al perseguimento dell’interesse pubblico e senza prestare il fianco a protagonismi e veti incrociati”.

Ma la detonazione più pesante è arrivata dopo, quando a parlare è stato Alfonso Ascione, che detiene il pacchetto di maggioranza delle forze che sostengono Malinconico. Ad accendere la miccia nella mente del discepolo di De Mita sono state le imposizioni del collega di partito Donadio, la bocciatura dell’avvocatessa Volpe ad assessore ed i diktat del proconsole campano di Italia dei Valori, Nello Formisano.
“La nomina degli assessori di area Udc – esordisce Ascione – della giunta Malinconico non è scaturita dalle indicazioni del partito cittadino. Essi, infatti, rispondono direttamente solo a coloro che li hanno indicati” e fino a qui è la scoperta dell’acqua calda, ma poi parte il missile per Formisano: “Quanto al vicesindaco ritengo che Malinconico abbia sbagliato a non assegnarlo al Pd” poiché il “Pd aveva responsabilmente rinunciato alla candidatura in favore di Gennaro Malinconico. Quindi il riconoscimento del vicesindacodoveva poggiare su di un presupposto politico e non semplicemente numerico, come preteso dall’onorevole Nello Formisano e condiviso alla fine da Malinconico.” Poi, continua ricordando a Malinconico, ma non solo a lui, che, la giunta tecnica poteva essere tranquillamente formata da giovani torresi e che la parola tecnico poco si associa ad una giunta che mette un’esperta in geologia (come Claudia Sacco, imposta da Donadio dopo aver accantonato l’idea iniziale di nominare, invece, il marito della stessa, il quale gestisce un negozio di taglio e cucito) a gestire deleghe come Affari generali e Attività sociali. Poi, la deflagrazione finale: “Non saranno le minacce di lobby trasversali, interessate agli affari su rifiuti e sanità, a impedirmi di continuare a seguire la buona politica”.
Secondo rumors raccolti nei bar torresi, qualcuno tra gli alleati di Malinconico starebbe pensando di chiedere quanto prima la sostituzione in giunta del suo rappresentante tecnico con uno politico, anticipando di molto l’idea che, secondo voci proveniente da ambienti vicini al primo cittadino, appena la commissione d’accesso abbandonerà Palazzo Baronale, si metterà mano al rimpasto in salsa politica della giunta ora tecnica.

Le bombe sparse sul terreno su cui si muove con passo felpato Malinconico sono servite almeno a far tornare il buonumore sul volto segnato di Ciro Borriello, il quale aveva previsto attriti (soprattutto a margine delle prossime Politiche) tra le forze che hanno sostenuto il suo avversario, ma mai si sarebbe immaginato che i problemi per l’ex avvocato di Nicola Donadio sarebbero iniziati ancor prima di riunire il primo consiglio comunale.
Alfonso Ancona

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 13 giugno 2012