Poca trasparenza e tante perplessità – Il Comune di Torre del Greco, attraverso l’Ass. alle Attività produttive Domenico Maida, ha deciso di stanziare fondi per l’installazione di sistemi di video sorveglianza. I commercianti che posseggono i requisiti possono fare richiesta ed ottenere dal Comune il 50% del capitale investito. Dopo le tante perplessità di molti commercianti e le segnalazioni di alcuni episodi, abbiamo raccolto più informazioni sulla vicenda. Secondo l’Ass. Maida, i commercianti possono farsi installare gli impianti da ditte che abbiano almeno tre anni di vita. In un secondo momento si è appreso, però, che le aziende installatrici devono fornire il servizio così definito “Secur Shop”. Ma sembra che in Italia di aziende che abbiano tali requisiti ce ne sia una sola. Monopolio? Ma cos’è il Secure Shop? È un semplice sistema di video-sorveglianza con in aggiunta un apparecchio, con funzioni di allarme, fornito di telecomando: quando il commerciante si sente minacciato pigia il pulsante, l’impianto inizia a registrare in modalità crittografata e avverte immediatamente il Comando Provinciale più vicino. Il Comando invia una pattuglia, acquisisce e visualizza i dati. Di fatto, pigiando il tasto si fa immediatamente denuncia alle Forze dell’Ordine. Se l’apparecchio viene utilizzato indiscriminatamente e si
allertano le forze dell’ordine inutilmente, si rischia di essere denunciati per procurato allarme. Il Presidente dell’Ascom, Giulio Esposito, ha detto la sua: “Il Secur Shop è un’incognita, non comprendiamo perché chi vuole un impianto di videosorveglianza non possa rivolgersi direttamente al libero mercato”. Ma veniamo alle ombre: l’Ass. Maida promuove il bando tra i commercianti e nel contempo segnala l’azienda, l’unica, secondo il bando, che potrebbe fornire il servizio Secur Shop. Il meccanismo: dopo la “sponsorizzazione” di Maida, l’azienda si reca dai commercianti insieme ad una “referente” dell’Assessore. L’azienda comunica ai potenziali clienti che se i commercianti non scelgono il loro sistema di videosorveglianza non riusciranno ad avere i fondi, proprio perché è l’unica ad avere i requisiti richiesti. Nei giorni scorsi si è sollevato un polverone e sembra, secondo indiscrezioni, che anche la stessa “referente” di Maida abbia rassegnato le dimissioni. Poca trasparenza e tante perplessità, quindi, su una vicenda che sembrava positiva.
Antonio Civitillo
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 20 aprile 2011