Ancora nessuna soluzione politica alla questione abbattimenti, eppure questa ed altre problematiche attanagliano la città
Non era affatto allegro Gennaro Malinconico durante il cons iglio comunale che si è tenuto martedì 2 luglio davanti ad un nutrito gruppo di cittadini in ansia da abbattimento di dimora ed ai visi familiari dei consiglieri di maggioranza ed opposizione. Qualche commesso comunale ha colto un velo di tristezza insinuando che il penalista con la fascia tricolore addosso fosse deluso per il non riuscire a trovare una soluzione concreta che possa salvare la casa di quei poveri disgraziati “presi di mira” (a giusta ragione) dalla Procura della Repubblica per un evidente abuso edilizio. Tant’è che l’assessore i nteressato, Patrizia Kivel Mazuy, ha anticipato il pensiero del primo cittadinosulla questione, “sventolando la band iera bianca” dell’immobilismo e delle mani legate.Infatti, ha tenuto a precisare e a sottolineare che, come espresso dal suo collega Guido D’Angelo ordinario di diritto urbanistico all’università di Napoli, l’esperto a cui l’amministrazione comunale si è rivolta per sciogliere tutti i dubbi relativi alla possibilità di acquisire al patrimonio comunale gli immobili destinatari di ordinanze di abbattimento firmate dalla Procura generale di Napoli -, non ci sono soluzioni per far sì che le case soggette ad abbattimento restino nelle mani di chi ci abita oggi. Ha per questo ricordato che “l’esecuzione dell’ordine di abbatt imento è impedita – come spiegato anche da Guido D’Angelo – non dalla semplice acquisizione dell’op era abusiva al patrimonio disponibile del Comune, bensì dalla delibera del consiglio comunale che a bbia stabilito l’esistenza di un prevalente interesse pubblico alla conservazione dell’opera”.
E per far ciò, il consiglio comunale non si può pronunciare in via generale, bensì deve valutare caso per caso se sussistono le condizioni prescritte per evitare la demolizione. Però questa, comunque, non è la soluzione che alcuni membri del consiglio pensavano e auspicavano che fosse, poiché, ci ricorda l’assessore in gonnella preferita di Malinconico “gli immobili sottratti ai legittimi proprietari non potranno prioritariamente essere trasformati in alloggi di edilizia r esidenziale pubblica o di edilizia residenziale sociale”, bensì potrebbero essere rivenduti a terzi che, magari “ci possono lucrare trasformandoli in hotel”, ma mai e poi mai “tali abitazioni possono ritornare n elle mani dei legittimi proprietari”.
Questo sempre tenendo ben stretto tra le mani la Tavola delle Leggi, dimenticandosi, sia la Kivel Mazuy che Malinconico, di non essere stati nominati a guidare la quarta città delle Campania da un incarico governativo, ma di essere, invece, diretta espressione di quei cittadini che oggi rivendicano il diritto alla casa e che quindi si aspettano dai loro rappresentanti politiciazioni meramente politiche per risolvere la questione e non sentirsi ripetere filastrocche in un tedioso linguaggio burocratico. L’immobilismo dell’amministraz ione sulla questione abbattimenti che è stato avvertito dai cittadini fa il paio all’immobilismo che s embra essere la parola d’ordine che ha caratterizzato questo primo anno dell’era Maliconico. Una m ummia stregata sembra vagare nei Palazzi della politica nostrana che mummifica tutto quello che viene sfiorato dal suo tocco maligno. La questione Deiulemar mummificata. La questione Maresca mummificata. La questione immondizia mummificata. La questione Litoranea mummificataU Attenti alla mummia!
Alfonso Ancona
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 10 luglio 2013