Due menstrelli de La Torre raccontano (in forma satirica) il ritiro delle dimissioni irrevocabili" del Primo cittadino"

La pantomima è finita. Il giorno 26 agosto, ultimo giorno utile, il sindaco Gennaro Malinconico ha ritirato, per la seconda volta in 6 mesi, le dimissioni "irrevocabili" presentate agli inizi dello stesso mese di agosto. Noi de La Torre abbiamo assistito in silenzio e senza alcun pregiudizio la rievocazione medievale andata in scena tra le mura spesse di Palazzo Baronale.
Per stimolare l’ilarità del pubblico pagante, come era in uso nelle corti medievali, sono stati chiamati all’interno delle mura baronali giullari, saltimbanco, trampolieri e mangiafuoco.
A strappare la maggior parte degli applausi e delle risate è stata la novella del giullare dallo sguardo malinconico, che ha raccontato la storia dell’Alto Magistrato che non sapeva mantenere la parola data. Egli ha raccontato che agli inizi di agosto nell’anno domini 1213 un cittadino, il più illustre, di un borgo famoso per la maestria dei suoi artisti nella lavorazione del corallo, a causa della difficile situazione politica all’interno della coalizione sostenuta dai suoi fidi scudieri, (ri)presenta le dimissioni "irrevocabili" dalla carica di Alto Magistrato, ovvero da governatore della città medievale.
A chiarire i suoi tormenti, l’Alto Magistrato, ha preso penna, calamaio e pergamena per scrivere una lunga missiva dove spiega che una delle cause che l’hanno indotto a rimettere il mandato che il popolo somaro gli aveva attribuito sono state le forti critiche mosse dal console della maggioranza dei suoi sostenitori Gaetano detto lo Sfrulio e dal presidente di tutti i consoli, tale Filippo detto il Collantonio. Ma ancor peggior peso sull’umore dell’Alto Magistrato hanno influito le richieste del cavalier errante Nello il Formasano, che pretendeva per i suoi protetti incarichi e prebende.
L’Alto Magistrato, con grande sdegno e "maturirà" decide per il gesto "irrevocabile".
Lo scenario è facile da immaginarsi, gli oppositori dell’Alto Magistrato a godere e la coalizione, composta dai suoi fidi scudieri e consoli, a battersi la mano sul petto, facendo il (secondo) mea culpa e disperandosi per il destino cinico e baro.
Iniziano i frenetici incontri tra le segrete stanze delle mura del castello dell’Alto Magistrato, ma egli sembra irremovibile, si muovono per fargli cambiare idea tutti i consoli che gli erano fedeli, tranne Filippo detto il Collantonio e Gaetano detto lo Sfrulio, che rimangono sulle loro posizioni. Lo scudiero Gerardo detto Laguida si offre come agnello sacrificale consegnando le proprie dimissioni all’Alto Magistrato, ovviamente respinte.
Una vera e propria via Crucis viene fatta dai fidi consoli, coi loro scudieri e segretari ed altro ancora, verso la dimora dell’Alto Magistrato. Provano a convincerlo in tutti i modi a ritornare in campo anche con dichiarazioni al miele rilasciate ai messaggeri. Stillano e firmano, 14 consoli su 16, un documento pieno di buoni propositi: Lo Sfrulio e il Collantonio continuando a rimanere sulle proprie posizioni, anzi, quest’ultimo ha rincarato la dose inviando tramite messaggeri le sue intenzioni nell’abbandonare la carica di presidente di tutti i consoli.
Ma il 26 agosto, si scioglie il primo nodo, è l’ultimo giorno utile per l’Alto Magistrato per poter ritirare le seconde dimissioni "irrevocabili" della sua breve vita politica, ne spiega i motivi del ripensamento in una lunga e quasi incomprensibile missiva, che subito ha sollecitato le risa del popolo bue ed ignorante.

Secoli dopo, invece a Torre del Greco, una situazione simile si è palesata con le dimissioni, prima, e il ripensamento, poi, del primo cittadino Malinconico. Anch’egli come il Borgomastro medievale ha avuto le sue buone motivazione elencate in una lunga missiva. In questa, Gennaro Malinconico, tocca vari punti dove evidenzia: "il senso civico (…), l’impegno assunto da tutti i candidati con i cittadini di Torre del Greco; la crisi economica e sociale nazionale e locale; le decisioni e le determinazioni preannunziatemi da due esponenti della maggioranza; la richiesta di ritirare le dimissioni, contenuta nel documento redatto e sottoscritto da quattordici Consiglieri Comunali di maggioranza, in uno alle dichiarazioni di massimo impegno e totale sostegno enunciatemi dagli stessi venerdì scorso, mi inducono a riflessione."
In poche parole, Malinconico ritira per la seconda volta in pochi mesi le dimissioni.
Ma, a noi de La Torre, nella nostra incommensurabile miseria, nascono altre riflessioni in modo spontaneo:
– il Sindaco non poteva pensare prima al senso civico, alla crisi e bla,bla, bla?
– Malinconico può spiegare ai torresi il significato di "irrevocabili"? In politica questa parola forse ha un significato diverso?
Insomma, nulla è cambiato a Torre, come nulla è cambiato anche al borgo medievale nel lontano 1213. Lì è ritornato incollato al suo scranno anche Filippo detto il Collantonio, mentre qui, a Torre del Greco, il giorno 4 settembre 2013, attraverso un comunicato stampa, Filippo Colantonio ha un ripensamento alle dimissioni da presidente del consiglio comunale sventolate sotto al naso di tutti i consiglieri comunali e non solo, e fa comprendere che non molla, vuol rimanere inchiodato sulla propria poltrona, ma tiene a far sapere che rimane solo perché glielo hanno chiesto i consiglieri di maggioranza ed opposizione “Tale decisione è dettata da un’attenta valutazione – quindi è da presumere che egli di solito agisce senza fare attente valutazioni! – dell’incarico, che è di esclusiva natura tecnico-istituzionale in rappresentanza “super-partes” di tutto il Consiglio Comunale (Maggioranza ed Opposizione) ed è adottata sulla scorta degli interventi di tutti i Capi-Gruppo”.
L’unico "ribelle", fino ad oggi, rimane Gaetano Frulio (UDC) l’unico forse che ha mostrato di non essere attaccato alla poltrona ed insiste per avere un’amministrazione più attiva.



Noi de La Torre non possiamo che esprimere il nostro dissenso per ciò che è accaduto: si da poco valore alle parole e agli impegni presi. Sembra che in "politica" le parole assumono un valore diverso.
Ma chi fa la Politica con la "P" maiuscola da peso a ciò che si afferma e agli impegni presi. Ci risulta difficile credere che il Sindaco non conosca il significato della parola "irrevocabile". E’ strano che il penalista che lavora con le parole e sa il valore giuridico e morale che esse hanno non comprenda quanta credibilità lui abbia perso. Credevamo di non dover vedere più i teatrini della precedente amministrazione, invece, Malinconico si è il reso protagonista di una delle più grandi pantomime degli ultimi anni. Così si chiudono insieme (per il momento) i sipari sulla rievocazione medievale, con le vicende dell’Alto Magistrato che non mantiene la parola data, e quella che ha visto, ai giorni nostri, come protagonista il nostro caro sindaco Gennaro Malinconico.
Alfonso Ancona
Antonio Civitillo