Momento di riflessione e di preghiera
Torre del Greco – Domenica 7 febbraio 2010 alle ore 18,30 a Ponticelli nella chiesa di San Francesco e Santa Chiara in Viale Decio Mure, si terrà un incontro di preghiera e di riflessione dal titolo “ Per non dimenticare … Giovanni Palatucci”, per ricordare l’ultimo Questore di Fiume italiana, morto nel campo di sterminio di Dachau e, con lui, le tante altre vittime di quell’atrocità. L’evento è organizzato dalla Questura di Napoli (Commissariato di P.S. San Giovanni – Barra) con la collaborazione dell’Associazione Nazionale Onlus “Amici dell’Arte” – Sez. Campania e dell’associazione culturale “Prometeo” di Torre del Greco.
L’incontro culturale si articolerà in un momento di preghiera con don Fabio Manca, cappellano regionale della Polizia di Stato e don Enzo Liardo, parroco della chiesa di San Francesco e Santa Chiara e negli interventi di Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino della Comunità Ebraica di Napoli; di Antonio Borriello, regista e attore teatrale; di Flavio Russo, scrittore e storico militare; di Angela Furcas, poetessa e critica d’arte. Il commento sarà affidato a Pietro De Rosa, dirigente del commissariato di Pubblica Sicurezza di San Giovani-Barra. Seguirà il concerto di musica classica con l’Ensemble “Salerno Classica ” diretta dal maestro-concertatore Luciano D’Elia, con la partecipazione del soprano Anna Pietrafesa, dell’organista Stefania Cucciniello e di Pellegrino Armellino.
L’occasione è la ricorrenza dell’anniversario della morte dell’eroico Funzionario di Polizia, Giovanni Palatucci di origine irpina, che, in servizio presso la Questura di Fiume (Dirigente dell’Ufficio Stranieri, prima, Questore Reggente, poi), dal 1939 al 1944, aiutò tanti perseguitati politici e tantissimi ebrei, vittime delle leggi razziali e antisemitiche del luglio – novembre del 1938, diversamente destinati ai campi di sterminio, a sottrarsi alla cattura e a fuggire verso paesi liberi. A causa di questa suo impegno, una vera e propria “missione superiore”, il Questore Palatucci non esitò a donare la sua vita per il bene di tutti.
Scoperto dai tedeschi e arrestato dalla Gestapo, con l’accusa di cospirazione ed intelligenza con il nemico, fu condannato a morte; poi, con la commutazione della pena, fu deportato in Germania, nel Lager di sterminio di Dachau (matricola 117.826), dove morì per gli stenti e le sevizie subite, aiutando sino all’ultimo i suoi compagni di sventura. Era il 10 febbraio del 1945… poche settimane prima della liberazione.
L’Addetto Stampa
Alessandra Manca