A conclusione delle celebrazioni per il 120° dalla fondazione della BCP
Torre del Greco – Facciamo il punto, in 2400 battute, sulla Banca di Credito Popolare con il suo Presidente.
Allora, dottor De Simone, come va la banca del nonno?
“Del nonno?”
Sì, il mio bisnonno paterno, Giovan Battista Scaramella, fu tra i soci fondatori…
“Lieto della circostanza. E sono orgoglioso del fatto che la nostra banca va molto bene, può rassicurare il suo bisnonno”.
Questi sono tempi durissimi per le banche e per l’economia in genere. Come vi difendete dalla crisi di sistema?
“Abbiamo adottato dei criteri di guida strategica molto oculati, non abbiamo seguito le mode che imponevano la crescita ad ogni costo. In particolare siamo cresciuti «per linee interne», aprendo nostre filiali e non comprando sportelli a prezzi esorbitanti”.
Ci può dare i dati di questa crescita? Intendo, fino a trent’anni fa c’era la “Bancarella”, unica sede in corso Umberto, qualche decina di dipendenti…
“Io ho assunto la presidenza nel 2002. In sette anni siamo passati da 42 a 63 sportelli, ne abbiamo 6 autorizzati in via di allestimento. I dipendenti sono circa 620. Ho appena avuto i dati sommari della semestrale e l’andamento dei conti è ottimo. Siamo in linea con i risultati dello scorso anno, nonostante la crisi”.
Qual è il segreto di questa crescita? E non c’è il rischio di una perdita di identità?
“Al contrario. Vede, oggi c’è grande attenzioni alle banche locali, che sono più legate al territorio. Noi possiamo valutare i clienti non solo da un punto di vista oggettivo, dai dati di bilancio, insomma, ma anche da quello umano: la storia personale, la correttezza, la credibilità personale. E questo, assieme ai criteri strategici di cui abbiamo parlato, è il nostro «segreto»”.
Quali limiti e quali obiettivi vi ponete nel futuro?
“Riteniamo di avere spazio sufficiente per continuare a crescere e per continuare ad essere – lo dico anche con rammarico – l’unica realtà bancaria autonoma della Campania”.
Un ultima domanda: la Banca è cresciuta, la città non altrettanto, e non solo dal punto di vista economico. Lo so bene che la città non la amministrate voi, ma questo dovrebbe almeno preoccuparvi….
“Capisco le preoccupazioni per l’eccessivo affollamento dell’area sotto il Vesuvio, che però è anche una risorsa. Tuttavia si deve dare la possibilità a chi sceglie di restare di vivere e lavorare. In questo senso sono state molto penalizzanti le scelte della Regione che hanno impedito la creazione di un polo per la produzione dei camei e del corallo nella nostra città…”.
Giuseppe Della Monica
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea de La Torre 1905 in edicola l’8 luglio 2009