Potrebbe apparire unāingiustizia se altre strutture restano in piedi
(a) Torre del Greco – L’art. 27 del d.P.R. n. 380/2001 impone al dirigente che “Accerti l’inizio o l’esecuzione di opere eseguite senza titolo su aree assoggettate a vincolo, tramite l’adozione di un provvedimento di demolizione e ripristino dello stato dei luoghi”. Pertanto, l’ordinanza di demolizione costituisce atto dovuto e rigorosamente vincolato e non necessita di previo parere di altri organi o autorità, in ragione dell’assenza di profili di discrezionalità. Questo è quanto afferma, in linea generale, la giurisprudenza italiana in merito ai provvedimenti di abbattimento degli immobili abusivi. Il tema è caldissimo anche nella nostra regione, in quanto Ugo Ricciardi, sostituto procuratore che coordina il settore antiabusivismo, ha disposto l’abbattimento di diverse migliaia di manufatti abusivi, irrispettosi di norme sulla sicurezza (ad es. abitazioni costruite sulla carta con cemento armato e in realtà prive dell’armatura; case non a norma poste nella “zona rossa”, ad alto rischio vulcanico e sismico), e dei vincoli paesaggistici ed ambientali. In questi giorni proteste e polemiche si moltiplicano da parte dei proprietari degli immobili oggetto del provvedimento di abbattimento. Un decreto legge per sospendere le procedure di demolizione delle abitazioni abusive in Campania costruite fino al 2003 è all’esame del Governo in attesa che il nuovo Consiglio regionale legiferi riaprendo i termini del condono edilizio del 2003 (art.32 della 326/2003). Ma il disagio dei cittadini che ora rischiano di rimanere senza tetto non è che uno degli effetti legati ad una problematica ben più complessa: la carenza cronica negli anni indietro di adeguati strumenti urbanistici. Forse i cittadini non dovrebbero manifestare per l’inadempienza di quegli attori politici che hanno promesso ingenue illusioni, ma dovrebbero appellarsi ad una nuova volontà volta a contrastare strategie eversive che mirano a svilire le regole basilari della convivenza. Potrebbe apparire un’ingiustizia perpetrata contro i più deboli ed indifesi abbattere loro le abitazioni, soprattutto se poi rimarranno in piedi faraonici complessi di ricchi imprenditori o sontuose ville di malavitosi. Ma non si può continuare a chiudere entrambi gli occhi di fronte al malcostume e all’illegalità. Verrebbe da domandarsi, infine, di chi sono le responsabilità se i proprietari degli immobili abusivi avrebbero dovuto chiedere il certificato di conformità urbanistica ed allacciare le utenze.
Maricolomba Galloro
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 28 aprile 2010