Episodi di crudentà sconcertante nella zona di via Camaldoli
Un episodio di sconcertante crudeltà è stato registrato nei giorni scorsi sul territorio corallino: ignoti hanno avvelenato ed ucciso una cagnetta meticcia di 13 mesi, sterilizzata e censita dal nostro Comune, ed hanno tentato di uccidere altri cani “di quartiere” nei dintorni di via Camaldoli, nella periferia della città. Una residente della zona, grazie al suo coraggio e spinta dall’amore per gli animali, ha denunciato l’accaduto presso l’Unità Operativa Veterinaria dell’Asl Napoli 3 Sud, diretta dal dr. Abagnale e sita in via Calastro. “Sono decenni che assisto a questo sperpetuo: cani e gatti maltrattati, seviziati e uccisi barbaramente – esordisce Giuseppina Lavoro, la cittadina che si è mobilitata -. Ora anche quest’ennesimo episodio, che testimonia la violenza gratuita e la cattiveria di certe persone”. La donna ci mostra copia della denuncia sporta presso l’Asl, con tanto di timbro e firma della dott.ssa Pinfildi, dell’U.O.57. L’Istituto Zooprofilattico Sperimenrale del Mezzogiorno, presso l’Università di Portici, si è preso carico di seguire questa triste vicenda, effettuando l’esame autoptico e confermando l’ipotesi di avvelenamento. Nei prossimi giorni si accerterà anche la tipologia del veleno usato, così gli inquirenti potranno indagare e risalire agli autori dell’atto criminoso. Ricordiamo che il protocollo avviato è in ottemperanza con una recentissima ordinanza ministeriale (la 12A02888, del 10/2/2012), riguardante le Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati. Inoltre la legge 20 luglio 2004 n.189, nell’art 544-ter. – (Maltrattamento di animali), recita “ Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell’animale”.
Marika Galloro
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 21 marzo