Torre del Greco – Della Banca di Credito Popolare (conosciuta con il nomignolo de la “bancarella”), se ne parla in ambienti finanziari, e più precisamente si mormora dell’ ipotesi di una fusione con le Popolari del Lazio, di Puglia e Basilicata.

Di seguito l’articolo de IlSole24Ore, in cui si riporta la notizia:

I soci della Popolare Bari si troveranno tra due giorni in assemblea per approvare un bilancio 2018 che chiude con una perdita di 420 milioni. Il risultato negativo ha portato i coefficienti patrimoniali sotto al minimo richiesto dalla Banca d’Italia e saranno ricostituiti con una serie di operazioni straordinarie. Buona parte del nuovo patrimonio di Vigilanza arriverà, però, grazie all’intervento del Governo che ha varato un provvedimento “salva Bari”. Con un emendamento al Decreto Crescita approvato a giugno, è stata introdotta la possibilità per le banche del centro sud Italia di trasformare le cosiddette Dta (attività fiscali differite) in crediti di imposta a patto che gli istituti di credito procedano ad aggregazioni entro la fine del 2020.



L’esigenza di un consolidamento del settore bancario nel centro sud, tuttora densamente popolato di piccole banche popolari, è stata più volte evidenziata dalla Banca d’Italia. Da mesi, oltre alle parole del Governatore Ignazio Visco nelle considerazioni finali, la Vigilanza di Via Nazionale è impegnata in un’azione di moral suasion perché si accantonino i localismi e si arrivi a fusioni che creino banche più solide.

Il problema principale però sta alla Popolare Bari che per dimensione dell’attività è ampiamente la banca più grande del centro sud. Proprio la dimensione, oltreché le incertezze sui conti e sul valore delle azioni, rende praticamente impossibile che qualche banca del Sud accetti di fondersi con Bari. Ma senza fusione, l’aiuto delle Dta sul patrimonio svanirà a fine 2020. Un rischio che a Bari non possono correre tanto che i consulenti, verificato che il provvedimento di legge parla genericamente di aggregazioni senza fissare soglie dimensionali, già ipotizzano piani B.. Il tema è comunque ancora prematuro e a Bari il dossier aggregazioni diventerà d’attualità da lunedì in poi dopo l’assemblea in cui i vertici – si vedrà con quanta compattezza – tenteranno di placare le proteste dei soci che da anni non riescono a liquidare le azioni.

La spinta di Banca d’Italia e l’occasione delle Dta rappresentano però una spinta forte per tutto il settore delle banche del centro sud. E da settimane si susseguono contatti tra i vertici delle popolari per provare a definire uno schema di aggregazioni che, in alcuni casi, potrebbero realizzarsi entro la fine dell’anno.

Il tentativo più ambizioso è quello che, secondo fonti finanziarie, vedrebbe l’ipotesi di una fusione a 3 tra la Popolare del Lazio, la Popolare di Puglia e Basilicata e la Banca di Credito Popolare di Torre del Greco. Se è presto per parlare di una trattativa, i contatti ci sono. Resta da vedere se e come saranno superati gli inevitabili ostacoli che arriveranno quando le discussioni toccheranno la governance e la sede del quartier generale. Altro player in movimento è la Popolare Ragusa, accreditato di un Cet1 tra i più alti nel sistema ma che ancora non ha ceduto gli Npl, che può puntare a diventare polo di riferimento per le banche siciliane.

Il cantiere delle aggregazioni è partito e presto coinvolgerà anche gli advisor finanziari. La fine del 2020 (salvo proroghe italiche) è ancora lontana, ma il mini-risiko del credito del Mezzogiorno è destinato a entrare nel vivo già alla fine dell’estate.