Gli altri due sono l’amministratore delegato della Società Italiana Elicotteri, Andrea Pardi, già coinvolto un un’altra inchiesta su traffico di armi e reclutamento di mercenari tra Italia e Somalia, e un libico tuttora irreperibile, Mogamud Alì Shaswish. Il figlio dei due coniugi fermati, Luca, è indagato a piede libero. Sono state eseguite anche 10 perquisizioni nei confronti di altrettante persone
I quattro, secondo l’accusa, avrebbero introdotto, tra il 2011 e il 2015, in paesi soggetti ad embargo, quali Iran e Libia, in mancanza delle necessarie autorizzazioni ministeriali, elicotteri, fucili di assalto e missili terra aria. L’indagine, coordinata dai pm Catello Maresca e Luigi Giordano, con il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, riguarda un traffico di armi destinate sia ad un gruppo dell’Isis attivo in Libia sia all’Iran.
Nei confronti degli indagati lo scorso luglio era stata chiesta un’ordinanza di custodia cautelare ma poiché finora il provvedimento non era stato emesso dal gip, la Procura ha deciso di eseguire i fermi: molti elementi facevano infatti pensare che gli indagati si preparassero a lasciare l’Italia. A loro risultano collegati conti bancari in svariati Paesi stranieri. Agli atti dell’inchiesta, alla quale hanno collaborato anche i servizi di sicurezza, vi sarebbe anche una foto in cui la coppia è in compagnia dell’ex premier iraniano Ahmadinejad.
Tutti i coinvolti, avrebbero svolto attività connesse con il commercio internazionale, avvalendosi anche di società con sede in Paesi esteri, principalmente in Ucraina ed in Tunisia, nonché mantenendo consolidati rapporti con personalità del mondo politico, militare e religioso in Stati dell’area asiatica e mediorientale quali Iran e Libia.
Dalle intercettazioni sarebbero anche emersi presunti contatti tra i coniugi di San Giorgio a Cremano fermati nell’inchiesta sul traffico di armi e i rapitori di quattro italiani sequestrati in Libia nel 2015. La circostanza sarebbe venuta alla luce da alcuni Sms in cui i coniugi facevano riferimento alle persone già incontrate qualche tempo prima, alludendo a loro come autori del rapimento. Il sequestro si concluse, a marzo del 2016 con la morte di Fausto Piano e Salvatore Failla, e la fuga degli altri due rapiti, Gino Pollicandro e Filippo Calcagno. I coniugi Di Leva, fino a 4 mesi fa, erano anche proprietari e titolari di un locale arabo (lo Sheik) che si trova proprio sotto casa loro. Era quello uno dei ritrovi preferiti, specializzato in cucina tipica e spettacoli di danza del ventre.
Il sindaco di San Giorgio a Cremano, Giorgio Zinno, interviene con una nota in merito ai provvedimenti di fermo emessi nei confronti di Mario Di Leva e Annamaria Fontana con l’accusa di traffico internazionale di armi. “Voglio innanzitutto ringraziare la Dda di Napoli per la delicata indagine che ha condotto ed in particolar modo il nostro concittadino Catello Maresca. Ovviamente, si tratta di una vicenda che nessuna particolare ricaduta ha sul nostro territorio sotto il profilo della sicurezza e sono fiducioso che su questa incredibile storia si farà presto luce grazie all’operato dalla magistratura”.
“Personalmente – aggiunge – conosco molto poco la Fontana: so che era una ex amministratrice degli anni ’80/’90 e proprietaria di un ristorante nella nostra città, ma mai avrei immaginato che potesse essere implicata in una indagine del genere”.