Un esposto presentato agli uffici di Torre Annunziata
L’eco della lotta combattuta per salvare l’ospedale Agostino Maresca giunge fino alle stanze della Procura della Repubblica di Torre Annunziata. Una tappa “estrema quanto doverosa”, in parte annunciata dagli stessi attivisti del comitato Pro Maresca, in occasione del corteo del 12 luglio, in piazza a distanza di un anno esatto dalla grande manifestazione che bloccò l’autostrada Napoli-Salerno. L’emergenza sanitaria, stavolta, prende la forma di un esposto/ denuncia, un atto di responsabilità più che di protesta, depositato negli uffici della Procura della Repubblica del Tribunale di Torre Annunziata e inoltrato via fax ai Carabinieri di Torre del Greco nella prima decade di luglio. Il documento, che riporta in oggetto le “carenze venutesi a creare presso il Pronto Soccorso del Presidio Ospedaliero Maresca” rappresenta una “causa perorata” da diversi membri del personale medico e paramedico, i quali hanno – senza mezzi termini – comunicato l’impossibilità di espletare a pieno le proprie mansioni, a causa degli ulteriori disservizi che dai primi giorni di luglio appesantiscono una situazione inesorabilmente in picchiata. In particolare, si fa riferimento alla “ non funzionalità delle strumentazioni di radiologia, tra cui anche la Tac; si possono solo far eseguire RX in urgenza e con l’ausilio di un portatile”. Inoltre “ Il cardiologo che espleta il servizio ambulatoriale, dal 2 luglio fa servizio solo dalle 8 alle 14, mentre il chirurgo, dal 5 luglio, è reperibile solo nelle ore notturne”. Una condizione che, oltre ad alimentare le proteste e il malcontento, pregiudica gravemente la perfetta assistenza sanitaria e la diligente prestazione d’opera: “ Tutto questo viene a creare un notevole disservizio a discapito dell’utenza, per cui noi tutti decliniamo qualsiasi responsabilità professionale, qualora non sarà possibile espletare a pieno le nostre mansioni inerenti le urgenze”. Una dichiarazione che mette i brividi e che, più di qualsiasi striscione, racconta il degrado di una struttura nata come fiore all’occhiello della sanità campana. Nel 1800, infatti, il Maresca ha visto la luce grazie all’opera benefattrice di Santa Giovanna Antida Thouret; tra i suoi reparti, ha prestato encomiabile opera San Giuseppe Moscati, noto in tutto il mondo come il “medico Santo” e ancora venerato per le sue grazie miracolose. Come una tragica ironia della sorte, pare che oggi solo un portentoso miracolo possa salvare l’ospedale di Montedoro da questa lenta e straziante agonia. Intanto, mancano ancora i decantati 134 posti letto promessi dalla delibera commissariale 830, firmata dal sub commissario Marlocco e “tirata in ballo” più volte dal Direttore Generale dell’Asl Maurizio D’amora. “ L’unico atto reale e visibile all’interno della struttura sanitaria di via Montedoro, è costituito dal costante impoverimento del personale medico e dalla fatiscenza dei locali». Così si leggeva all’interno del volantino distribuito per le strade della città del corallo la scorsa settimana. Come se non bastasse, non se la passano bene nemmeno all’ospedale di Boscotrecase, struttura sanitaria di riferimento dopo il declassamento del Maresca. Qui, medici e infermieri devono fare i conti con una drastica riduzione delle ferie per scongiurare la chiusura dei reparti e in particolare di chirurgia, radiologia e ortopedia. In bilico tra sprechi e tagli, la tutela del diritto alla salute diventa così la chimera giuridica del nostro tempo.L’emblema dell’uguaglianza e della moderna giurisprudenza, si sgretola – non sotto i colpi inferti dalla crisi economica – ma sotto la scure inesorabile della mala politica.
Marina Miranda