La mareggiata che nei giorni scorsi ha interessato il lungomare di Napoli ha distrutto l’antico arco borbonico in pietra, ultima testimonianza del vecchio porticciolo borbonico ritratto in tanti dipinti della Scuola partenopea.
Tre ceri funebri in memoria di “un pezzo della storia di Napoli che se ne va” sono stati deposti sul lungomare cittadino all’altezza di dove sorgeva l’Arco borbonico. A sistemare i lumini un giovane che indossa una felpa bianca con impresso lo stemma del Regno delle Due Sicilie.
“Ha vinto l’incuria, è una vergogna – spiega il ragazzo che si chiama Massimiliano e che si professa napoletano più che simpatizzante neo borbonico – con il crollo dell’arco è stato calpestato un pezzo della nostra storia, qui venivano il re e i pescatori di Santa Lucia. Si sapeva che era in pericolo, ma nessuno ha fatto niente. Al Nord non sarebbe successo, lì hanno maggiore cura delle loro radici”.
Unanimi i commenti, amarezza e rabbia per lo stato di incuria in cui versano alcuni monumenti cittadini. ’arco risale al ‘700 e nacque come approdo per i pescatori, i cosiddetti “luciani”, gli abitanti del vicino borgo di Santa Lucia, ma successivamente, nel corso dell’800, fu trasformato in terminale dello scarico fognario venendo ribattezzato dai napoletani ‘O Chiavicone.
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Da anni abbandonato all’incuria, e in equilibrio precario su una porzione di masso, negli ultimi tempi l’arco era stato puntellato con i tubi innocenti.
Rabbia e polemiche che esplodono invece copiose sui social Twitter e Facebook. “Ecco qua. Ha lottato. Ha resistito. Ha fronteggiato onde di 6 metri in questi giorni. Poi ha ceduto.
L’Arco Borbonico del 1700 ha tenuto testa al mare ma non all’incuria di chi doveva proteggere un bene prezioso. Perché tutti crolliamo se lasciati soli” il post su twitter di Annamaria. “Imperdonabile incuria e spregio per la nostra storia. Parolai, che delusione” le fa eco un altro utente che espone nel profilo lo stemma neo borbonico.