Il provvedimento cautelare recepisce gli esiti di una complessa attività di indagine, condotta tra i mesi di febbraio 2015 e maggio 2017, in merito alla riorganizzazione della gestione delle piazze di spaccio nel comune di Santa Maria Capua Vetere e nelle aree limitrofe (San Tammaro, Curti, Casapulla, San Prisco e Macerata Campania) conseguente alla disarticolazione del gruppo Fava avvenuta nell’anno 2013. Gli spunti offerti dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e le ulteriori attività investigative, consistite in attività tecniche di intercettazioni, telefoniche ed ambientali, captazione di immagini attraverso telecamere spia, servizi di osservazione e riscontri, hanno consentito di confermare l’ipotesi degli inquirenti in ordine al fatto che l’attività di spaccio del tipo cocaina e crack, lungi dal fermarsi, si articolasse in nuove e più articolate forme, con la diffusione di vere e proprie piazze di spaccio nel comune sammaritano che si approvvigionavano dello stupefacente nella provincia di Napoli.
L’approfondimento delle fonti di approvvigionamento, in particolare della cocaina, ha consentito di appurare che analogo sistema delle piazze di spaccio era presente anche in diversi contesti territoriali delle province di Napoli e Avellino, con molteplici soggetti a cui erano affidate, attraverso una suddivisione particolareggiata dei ruoli, le funzioni di acquisto, gestione e spaccio dello stupefacente. In particolare, l’estensione dei mezzi investigativi su un numero sempre maggiore di soggetti ha consentito di isolare quattro ulteriori organizzazioni criminali. Ovvero: un gruppo operante nell’area vesuviana, nei comuni di Acerra, Pomigliano d’Arco, Castello di Cisterna, Somma Vesuviana, San Vitaliano e Marigliano, per il quale è stata riconosciuta anche l’aggravante dell’associazione armata; un gruppo attivo nell’area nord-ovest della provincia di Napoli (a Giugliano in Campania); un gruppo operativo nell’area nolana (Nola, Cimitile, Camposano, Roccarainola) e in quella della confinante provincia di Avellino (Avella); un gruppo localizzato nei quartieri napoletani di Scampia, Secondigliano e Capodichino.
Nelle dinamiche criminali ricostruite vi è anche l’episodio di una spedizione punitiva progettata ai danni di uno degli indagati, ritenuto responsabile, dagli altri sodali, della sottrazione di una cospicua partita di stupefacente. L’atto ritorsivo, minuziosamente pianificato quanto a modalità e mezzi (armi da fuoco), non si è, poi, concretizzato solo grazie all’intercessione di esponenti di spicco del clan Vollaro, operante nell’area vesuviana. L’esperienza criminale degli indagati, alcuni dei quali annoverano precedenti specifici, ha fatto sì che sviluppassero vari metodi per eludere le indagini e le intercettazioni, tra cui l’utilizzo di linguaggio in codice per camuffare il contenuto delle conversazioni (utilizzando termini quali “aperitivo”, “pastiera”, “sfogliatelle”, “arance”, “grappa barricata”, “festa bianca”, “apparecchiare la tavola”, “preparare il presepe”, “gas soporifero”, “bianchetto”, “calzare le scarpe ai bambini” per avanzare richieste di stupefacente, espressioni quali “10 euro di nafta”, “marca da bollo da 10 euro”, “serie A”, “il camino è buono”, “fratello grosso”, “quanti invitati siete”, “portare il verde”, per indicare, invece, la qualità e le quantità richieste di stupefacente) e l’attribuzione di nomignoli per impedire l’identificazione dei colloquianti (“la Signora”, “il Polacco”, “O’ Viking”, “O’ Leone”, “il Messicano”, “il Killer”, “Diablo”, “Pistola”, “Bastone”, “il Geometra” e “O’ Gnu” ).
I luoghi individuati per le attività di spaccio “al minuto” erano le principali piazze del comune di Santa Maria Capua Vetere, l’area adiacente una chiesa nel comune di San Prisco, la villa comunale del comune di San Tammaro, lo spazio antistante una scuola del comune di Marigliano e diversi circoli ricreativi e sale giochi dell’area vesuviana. Nel corso dell’attività sono già stati eseguiti 6 arresti in flagranza di reato, deferiti in stato di libertà 9 persone, segnalati ai competenti Uffici Territoriali del Governo diversi acquirenti quali assuntori, nonché recuperate numerose dosi di droga di diversa fattispecie. Il gip, condividendo l’impianto accusatorio, ha disposto per 60 indagati la custodia cautelare in carcere, mentre per altri 12 è stata individuata la misura degli arresti domiciliari.