Erogati 670mila euro per lavori la cui risultante ha suscitato polemiche e dissensi
Torre del Greco – Uno storico restyling per una storica piazza. Lavori che hanno impegnato l’estate torrese e resa inagibile parte del piazzale il giorno dell’Immacolata. I tempi di realizzazione e i quattrini erogati, per una cifra che si avvicina ai 670mila euro comprensivi della somma di 12mila e 500 euro per oneri di sicurezza, e, al di sopra di tutto, la risultante urbanistico-architettonica, hanno suscitato, a dire di molti, perplessità e poca convinzione.
Il piazzale ha perduto in verde e guadagnato in cemento. Le aiuole e i giardinetti preesistenti hanno lasciato spazio a un vasto impiantito in pietra. Il gabbiotto dell’edicola, che ora volge il fianco alla facciata della Basilica, è divenuto un blocco di calcestruzzo il cui impatto visivo sarà forse alleggerito dalle tante e tante riviste che presto vi penzoleranno. La percezione è che si sia esagerato col trucco, che il make-up risulti stucchevole per una piazza già “incipriata” dalla storia e dagli eventi che l’hanno connotata: le origini della costruzione risalgono al ‘500, ma quella che oggi ammiriamo è la chiesa riedificata sulle rovine dell’antica struttura barocca, di cui, dopo l’eruzione del 1794, è rimasto indenne per l’altezza di due/terzi solo il campanile. Nella prima metà del XVIII secolo venne inaugurata la maestosa facciata in stile neoclassico, di quella corrente detta "purista" che si rifà ai modelli rinascimentali. Le sue perfette proporzioni e il colore di quel serico bianco omaggiarono la città di una delle più belle parrocchie tra quelle di tutti i paesi vesuviani.
Il contrasto barocco-neoclassico ha da sempre accolto stupori e favori, rendendo unica la Basilica Pontificia di Santa Croce. L’innalzamento, durante questi lavori di riqualificazione, di molteplici ed imponenti obelischi ha arricchito lo spiazzo di un ulteriore elemento che non pare semplicemente contrastare i due precedenti stili, bensì con essi scontrarsi.
Della medesima opinione è la studentessa Chiara Acampora, laureanda in architettura, che, come tanti concittadini ma con qualche nozione tecnica in più nel proprio bagaglio, ha ravvisato che “la notevole altezza dei pilastri e l’evidente pendenza del lastricato determinano, da qualsivoglia angolo prospettico, una prevalenza degli elementi secondari su quelli di carattere primario, quali la facciata della Basilica e il campanile”.
La disposizione all’apice degl’obelischi di diversi fari avrebbe inoltre dovuto permettere un’illuminazione davvero eccezionale della piazza stessa, cosa che in termini d’efficacia risulta non del tutto convincente.
Una riqualificazione all’inverso?
Simone Ascione