Fino ad oggi la studentessa, parliamo di una ventenne, che ha accusato di molestie sessuali un professore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli non aveva voluto esporsi se non davanti agli investigatori che cercano di fare chiarezza su questa vicenda orribile e dalla portata ancora tutta da stabilire. Nelle ultime 24 ore è accaduto qualcosa di inatteso: il comunicato in cui gli avvocati difensori del docente, personaggio peraltro noto nel mondo dello spettacolo, respingono ogni addebito e smentiscono qualsiasi ipotesi di abuso o violenza, ha evidentemente determinato la reazione della giovane donna che con un video consegnato a Fanpage.it racconta la sua verità su tutta questa storia.
Parla di imposizione, di ordini, di minacce. Di richieste di foto hard, rapporti fisici, addirittura l’imposizione di un determinato abbigliamento. A sostegno della sua tesi la giovane – che ha spiegato a Fanpage.it di essersi anche rivolta ad un legale – porta messaggi audio Whatsapp e screenshot dal cellulare, lo stesso che sarà acquisito dal pm Cristina Curatoli e dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone durante il cosiddetto «accertamento irripetibile» fissato il giorno 5 marzo. Il prof è in malattia, le sue lezioni sono gestite da una commissione.
«Mi contatta, mi dice che vuole delle mie foto da nuda, qualcosa di esagerato, mi dice ‘se no ti boccio’» è l’esordio del durissimo racconto. La ragazza dichiara di essere in cura per problemi psicologici. E confessa: «Ho provato ad ammazzarmi». Su Facebook la giovane conferma in un lungo sfogo questa situazione: «Prendo un anti-depressivo estremo, tre volte al giorno e ansiolitici. Una cura estrema per i danni che mi avete inflitta».
Il suo racconto continua: «Mi sono trovata in una trappola, voleva manipolarmi, mi ha completamente destabilizzata. Gli ho raccontato le mie fragilità e lui alternava momento in cui mi minacciava e momenti in cui si dimostrava disponibile, come se mi tenesse a me e poi momenti in cui mi mandava audio disgustosi»
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La conclusione tira in ballo i colleghi di Accademia Belle Arti. «Ho parlato con tante vittime, in classe mia sono state molestate tante ragazze» aggiunge, confermando come già anticipato da Fanpage.it l’esistenza di altre storie simili c0n un analogo schema iniziale che prevedeva preliminarmente conoscenza a mezzo social e in alcuni casi, un film al cinema.
Il direttore dell’Accademia di Belle Arti, Giuseppe Gaeta, dopo tre mesi di articoli e proteste degli studenti ora fa sapere di aver chiesto di essere ascoltato in Procura. Ma fino ad oggi cosa come si è mossa l’istituzione universitaria per tutelare non solo la sua immagine ma anche la serenità degli studenti?
Domande che stanno lentamente approdando anche a Roma: a breve la vicenda – che, ripetiamo, è delicatissima e da riscontrare in molti punti – potrebbe approdare al ministero sotto forma di indagine conoscitiva o in Parlamento sotto forma di interrogazione.