Naturalmente la conferenza, moderata dallโing. Flavio Russo,ย ha avuto come oggetto il Vesuvio e la sua attivitร , ย ripercorrendo la storia eruttiva del famigerato vulcano.
I non addetti ai lavori, ad es., ignorano che diversi millenniย prima dellโeruzione del 79 d.C., la piรน celebre in quanto seppellรฌ Pompei ed Ercolano, ย ben documentata da Plinio il Giovane, il Vesuvio ha avuto altri episodi eruttivi di altrettanta violenza, non descritti da testimonianze dirette, bensรฌ ricostruiti dallโanalisi geologica dei ricercatori. Nella storia eruttiva recente del Vesuvio il riferimento piรน significativo rimane quello dellโeruzione โplinianaโ, in quanto il piรน distruttivo e devastante. Tuttavia, il dott. Ricciardi ha sottolineato che, in base allโelaborazione dei dati raccolti e allโanalisi delle eruzioni fino allโultima del 1944, il peggior scenario possibile che si ipotizzerebbe per unโeventuale ripresa รจ quello di unโeruzione tecnicamente definita โsubplinianaโ, cioรจ paragonabile a quella avvenuta nel 1631. Si trattรฒ di unโeruzione comunque esplosiva e distruttivaย ( ci furono ben 10.000 morti) , ma meno devastante di quella pliniana, poichรฉ il raggio di azione era di circa 25 km. Ed รจ proprio su questa tipologia di eruzione che รจ stata fatta anche la zonazione del rischio in area vesuviana, definendo โzona rossaโ proprio quella che rientra nel suddetto raggio dโazione subpliniana. Ricciardi ha chiarito molto bene un punto fondamentale della questione : oggi, a differenza del 1631, la scienza dispone di mezzi e strumenti tali da poter avere una vasta gamma di elementi precursori di eruzione. In pratica il lavoro che la squadra dellโOsservatorio Vesuviano svolge ogni giorno h24 consiste proprio nellโosservare ed analizzare ogni impercettibile cambiamento del nostro vulcano, inserendolo in un contesto โdiagnosticoโ in grado di prevedere unโeruzione con diversi giorni o addirittura mesi dโanticipo. Non solo: Ricciardi ha ulteriormente tranquillizzato lโauditorio affermando che attualmente il Vesuvio non presenta nessun segnale di imminenza eruttiva, per cui continuaย una fase di quiescenza iniziata nel 1944. A tal proposito non รจ mancata una vena polemica nei confronti di chi preannuncia e divulga catastrofi imminenti , procurando panico ed allarmi assolutamente ingiustificati.ย Certamente il Vesuvio riprenderร un giorno la sua attivitร eruttiva, ma allo stato non cโรจ nessuna evidenza scientifica che mostri imminenza di tale ripresa, anzi, Ricciardi ha parlato di โsottosaturazione in siliceโ del magma che alimenta il Vesuvio, il che si potrebbe tradurre con la semplice affermazione che sta perdendo il suo potenziale esplosivo.
Il punto delicato, piuttosto, รจ un altro : quando deve scattare lโallarme? Quando รจ opportuno che la Protezione Civile dia il via allโevacuazione? Stiamo parlando di un allarme che riguarderebbe quanto meno ( se non di piรน) ย 600.000 persone, tra cui noi torresi. Ebbene esistono quattro livelli di allerta, definiti dagli elementi precursori di cui su si รจ parlato ( deformazioni del suolo, eventi sismici, variazioni di temperatura e composizione chimica delle fumarole, etc). Quando i dati raccolti fanno inquadrare la fenomenologia preeruttiva al quarto livello, scatterebbe lโevacuazione della zona rossa. Cโรจ un margine di errore ovviamente: piรน si va a ridosso dellโevento eruttivo, piรน questo margine diminuisce. Il problema a questo punto, secondo Ricciardi, รจ organizzativo- logistico e politico, piรน che scientifico.
A quanto pare, ย per fortuna avremmo ancora tutto il tempo necessario per studiare piani di allerta e di evacuazioneย idonei a gestire unโeventuale eruzione futura. Ma certo non รจ che possiamo โaddormentarciโ e fingere che il Vesuvio sia spento, senza definire, migliorare e divulgare un corretto Piano di Allerta, tra lโaltro necessario e sancito da precise leggi ( non solo in merito al rischio vulcanico ma al rischio ambientale in senso lato). La scienza sta facendo tutto il possibile, ma le amministrazioni rispettano e adempiono a ciรฒ che viene sancito dalle normativeย e dalle leggi? Il vero rischio รจ forse quello che deriva dalla โleggerezzaโ umana, piรน che dagli eventi naturali.
Marika Galloro