Avrebbe corrotto undici militari della Guardia di Finanza con soggiorni di lusso, biglietti per le partite del Napoli o per le gare di Moto Gp, ottenendo in cambio un trattamento di “assoluto riguardo” da parte dei pubblici ufficiali, che gli avrebbero garantito la mancanza di controlli fiscali e informazioni sensibili relative ad indagini.
Questo è quanto contestato dalla Dda di Napoli all’imprenditore Luigi Scavone, ex patron della società di lavoro interinale Alma Spa, già arrestato nel 2019 per un maxi-evasione fiscale e per questo condannato nel giugno 2020 a tre anni e dieci mesi in primo grado. La Dda, a seguito di una nuova indagine, ha chiesto nei mesi scorsi l’arresto per Scavone, per nove finanzieri e un poliziotto, e altri due divieti di dimora sempre per appartenenti alle Fiamme Gialle, ma il Gip non ha concesso le misure.
La Procura ha quindi impugnato e il Riesame di Napoli ha disposto i domiciliari per Scavone e la sospensione dal lavoro per cinque finanzieri, ma le misure non sono state eseguite perché contro il provvedimento è stato presentato ricorso in Cassazione. L’indagine, come dice all’ANSA Alfonso Furgiuele, legale di Scavone, è nata sulla scorta della prima inchiesta per evasione fiscale; analizzando il telefonino dell’imprenditore, gli inquirenti della Procura e della Guardia di Finanza si sono imbattuti in tanti messaggi scambiati su whatsapp dall’imprenditore con i finanzieri, da cui emergeva un contatto diretto e stretto con i pubblici ufficiali.
Gli accertamenti successivi, secondo l’accusa, avrebbero confermato la “messa a disposizione” dei finanzieri verso Scavone, in particolare di un militare in servizio all’aeroporto di Capodichino, che avrebbe garantito la mancanza di controlli all’imprenditore ottenendo viaggi, crociere, auto noleggiate, rolex e biglietti per le partite del Napoli.
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