Disoccupazione e illegalità aprono le porte del nord e centro Italia a migliaia di ittadini
Torre del Greco – Quella che una volta era la terza città della Campania oggi non è altro che una sfortunata terra da cui emigrare alla ricerca di isole più felici. Disoccupazione e illegalità diffusa hanno aperto le porte del nord e centro Italia a migliaia di torresi: dal 1991 al 2001 – data dell’ultimo censimento – la popolazione è diminuita di oltre il 10%, passando da 101.361 a 90.607 abitanti. Un calo che non ha conosciuto interruzioni soprattutto in seguito alla legge regionale 21 del 2003, con la quale si è bloccata ogni nuova costruzione di abitazione, e incentivato – tramite l’attivazione di un fondo speciale – la decongestione della densità abitativa per far fronte al rischio Vesuvio. E così, se un tempo Torre del Greco era la prima città della Campania per numero di abitanti dopo i capoluoghi di provincia di Napoli e Salerno, ora sembra alquanto difficile arrestare lo spaventoso trend negativo: secondo alcune stime del 2007 infatti, la popolazione si attesta sulle 88.918 unità, contro i 110.065 di Giugliano – vero gigante dell’hinterland napoletano – e gli 83.128 di Pozzuoli, che ora insegue in questa speciale graduatoria la città del corallo. Un crollo tutto in verticale che va di pari passo con il regresso politico, sociale ed economico della città: le continue crisi amministrative – che culminano in scioglimenti dell’ente comunale e successivi commissariamenti – , un disagio giovanile che favorisce la creazione di ambienti malsani per le nuovissime generazioni – l’episodio della morte del giovane Giovanni De Martino è ancora
impresso nella mente di tutti – e l’impoverimento generale dell’economia locale, cui si contrappone una "casta" sempre più benestante, inducono interi nuclei familiari a lasciare la terra d’origine, emigrando verso altre regioni d’Italia. In crisi il settore del corallo, in piccata verso il basso quello della navigazione, il problema occupazionale a Torre del Greco assume dimensioni rilevanti. E, se a tutto ciò si aggiunge l’attualissima crisi
rifiuti, allora il quadro non può assumere che lineamenti sempre meno confortonti: sacchetti dell’immondizia che raggiungono quasi i primi piani dei palazzi e l’alto rischio "epidemia" – che si ripropone con veemenza per l’estate che è oramai alle porte – sono solo le ennesime tegole che vanno a colpire una realtà già martoriata e
mortificata. D’altronde, la diminuzione della popolazione non è altro che il riflesso del peggioramento delle condizioni di vita. E allora, si salvi chi può.
Nino Aromino
Articolo già pubblicato su La Torre 1905 cartaceo – Anno CIII n° 09 – mercoledì 7 maggio 2008