Il Vesuvio continua far parlare di sé. Dopo le scosse dello scorso dicembre, e la paura supportata dalla problematica del piano di fuga (infatti, ricordiamo, anche se un piano di fuga d’emergenza è stato previsto, nessuno riesce a dire con certezza se si tratti o meno di un piano efficiente e funzionale vista la presenza di numerosi interrogativi e punti oscuri che, secondo gli esperti, in caso di eruzione potrebbero costare la vita a circa 3 milioni di persone), questa volta si parla di Vesuvio non in termini catastrofici, ma in termini di risorsa.
Infatti, nelle ultime ore l’Aics (Associazione Italiana Cultura Sport) ha rilanciato l’idea di trasformare la zona rossa da territorio ad altissimo rischio a luogo di rilancio ed eccellenza, puntando tutto sul verde. Come? Ce lo spiega Andrea Nasi, responsabile nazionale Aics: “Si punti definitivamente al distretto verde. Più coltivazioni, meno abitazioni. Incentivare le già numerose produzioni di eccellenza in un territorio che grazie al terreno di origine vulcanica offre enormi opportunità in tal senso imprimendo straordinarie caratteristiche organolettiche ad ortaggi e vitigni, produzioni agricole in genere e vivaistiche. Passare da zona ad alto rischio a zona ad alto potenziale. Valorizzare il Lacryma Christi Doc del Vesuvio, il Pompeiano Igt, il Cacciato di Ottaviano, il Caprettone, il Greco della Torre o Greco di Somma, il Passito vesuviano”. Ma anche “le albicocche vesuviane, la ciliegia di montagna, la susina pazza di Somma, il pomodorino da serbo. Sono solo alcuni dei prodotti noti tra le eccellenze delle produzioni vesuviane apprezzate oramai in tutto il Paese”.
“Una possibile leva di rivincita per una regione, ma ancor di più per le città che nascono ai suoi piedi”, come Torre del Greco. “Sempre più spesso citate dalle cronache per elementi di negatività e caratterizzate negli ultimi anni da uno straziante immobilismo. Di questi tempi le opportunità scarseggiano, non possiamo permetterci di perderle”,è la conclusione di Andrea Nasi.