“La non prevenzione – ha spiegato nel suo intervento Francesco Russo, presidente dell’Ordine dei Geologi della Campania – porta inevitabilmente alla gestione dell’emergenza, che di fatto si dimostra come non vi sia mai la dovuta trasparenza. Molto spesso questo strumento, ‘la gestione dell’emergenza’, è stato elemento di indagine e di provvedimenti da parte della giustizia. Lo spreco di denaro pubblico, in nome dell’emergenza, fa si che non vi sia mai una progettazione e una programmazione di interventi, che possano mitigare il rischio idrogeologico. I geologi campani, da anni si battono per avere in Campania professionisti, che siano in grado di leggere il territorio nelle sue forme passate e in quelle da divenire. Si era avviato con i preside territoriali un primo passo, che oggi è al palo. La comunità dei geologi si auspica, che nel prossimo futuro si riprenda di nuovo questa iniziativa, ma che si programmi anche negli organici comunali la presenza del geologo”.
“L’incontro di oggi – ha affermato il vicesindaco della Città Metropolitana, David Lebro – ha costituito l’occasione per presentare l’intesa stipulata tra la Città Metropolitana di Napoli e l’Ordine dei geologi della Campania, che ha l’obiettivo di attivare uno scambio di dati relativi all’assetto idrogeologico di un territorio difficile come il nostro. E’ un accordo molto importante, che consentirà al nostro ente di procedere alla redazione del piano strategico metropolitano, al quale stiamo lavorando, con grande impegno, in maniera da garantire uno sviluppo armonico ed ecosostenibile del territorio e condizioni di sicurezza dei cittadini”.
Durante la manifestazione, che è durata un’intera giornata e alla quale ha preso parte anche Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, si sono discussi diversi temi di attualità, come gli ultimi strumenti scientifici a disposizione per la riduzione del rischio, ma anche l’ottimizzazione della cooperazione tra i professionisti del settore, gli scenari futuri legati al cambiamento climatico, nonché la corretta informazione, prima-durante-dopo le emergenze, soprattutto schivando distorsioni giornalistiche e bufale mediatiche.
“Negli ultimi anni la rete – ha spiegato Simone Angioni, chimico dell’ Università di Pavia e Presidente Scientificast e relatore per l’interessante incontro, “Smascherare ed evitare le bufale scientifiche” – si è riempita di notizie false che raccontano di fatti mai avvenuti in grado di condizionare l’opinione pubblica e la politica. Non si tratta solo delle classiche pseudoscienze (UFO, fantasmi, cerchi nel grano), ma di vere e proprie notizie inventate che fanno leva sulle sensibilità e sulle paure del pubblico. Queste notizie sono veicolate da siti che imitano testate famose e autorevoli, spesso scimmiottando il nome per creare facili fraintendimenti. La difficoltà nel discernere una bufala da una notizia vera è qualcosa che riguarda non solo il pubblico generico, ma anche gli addetti ai lavori e i politici. Basti pensare che in Parlamento ci sono state oltre 18 interrogazioni sulle scie chimiche e che poche settimane fa, nelle sale del Senato, si è tenuto un convegno proprio su questa popolare bufala. Combattere le fake news non significa solo “smontare” sistematicamente le centinaia di bufale, che infestano la rete, ma si deve necessariamente passare attraverso una valorizzazione della cultura scientifica e da un cambio di stile nel fare divulgazione”.
“Il lavoro del giornalista – ha detto la giornalista Anna Maria Chiariello, che è intervenuta con la relazione “Il tempo delle news” – nel momento in cui ha notizia di un evento, anche catastrofico, è quello di verificare, di non andare mai in onda, se non si ha contezza di quello che accade realmente, perché altrimenti si getta nel panico la popolazione. Mi è capitato di dover ‘sgonfiare’, dopo aver verificato, una notizia rivelatasi inesistente. Nel corso degli anni è cambiato tanto il nostro mestiere con l’avvento della rete, che comunque deve essere utilizzata con molta cautela. Non bisogna tacere, o nascondere le notizie, ma darle con equilibrio e consapevolezza”.
A moderare gli incontri è stata Serena Giacomin, meteorologa del Centro Epson Meteo. “Inutile ripetere i disastrosi fatti di cronaca – ha spiegato – o fare la conta angosciante delle vittime. Occorre invece chiedersi che cosa possiamo fare concretamente, da oggi, per ridurre le perdite umane in caso di frane, alluvioni o smottamenti. Come possiamo ridurre il rischio? Quale è la soluzione per mettere in sicurezza i nostri concittadini?”.
Nel pomeriggio, sempre in diretta streaming, è stato piantato “L’albero della conoscenza”, le cui radici saranno il simbolo di stabilità e sicurezza del territorio.