“Ritengo questo premio il coronamento dei miei lunghi e appassionati studi su Giacomo Leopardi, maturati in tanti anni di attività accademica svolta anche a Napoli dove, appena ventenne, arrivai per un ciclo di conferenze dedicato all’opera del grande poeta”.
Così Gilberto Lonardi, professore emerito dell’Università di Verona, vincitore del Premio Nazionale Leopardiano «La Ginestra» 2015, assegnato a personalità della cultura, del teatro e dello spettacolo che si siano distinte nello studio e nella divulgazione dell’opera di Leopardi.
La cerimonia di premiazione di Lonardi, componente del Centro Nazionale di Studi Leopardiani di Recanati e critico di fama internazionale, è in programma giovedì 10 settembre (ore 20) nella settecentesca Villa delle Ginestre, a Torre del Greco (Napoli), dove Leopardi soggiornò dal 1836 al 1837 componendo alcune liriche tra le quali “La Ginestra” e “Il tramonto della Luna”.
«Sono stato per la prima volta a Villa delle Ginestre tre anni fa per un seminario dedicato al periodo napoletano di Leopardi – aggiunge Lonardi – ricordo che prima di entrare nello studiolo che utilizzò Leopardi ero emozionatissimo».
La manifestazione, giunta alla nona edizione, è organizzata dal Rotary Club «Torre del Greco–Comuni Vesuviani», in collaborazione con la Fondazione Ville Vesuviane, l’Università “Federico II”, il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli.
Il premio «La Ginestra» (premiolaginestra.it) vuole celebrare la figura di Giacomo Leopardi e i luoghi della Campania dove soggiornò il grande poeta di Recanati.
Nelle ultime edizioni, il riconoscimento è andato sempre a massimi studiosi dell’opera di Leopardi come i professori Luigi Blasucci, Antonio Prete e Lucio Felici. Nel 2011 fu premiato il regista Mario Martone.
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Gilberto Lonardi ha dedicato studi originali e innovativi ad autori della moderna tradizione italiana: da Manzoni e Leopardi a Montale. Le ricerche che egli ha svolto, nutrite di una cultura e di un gusto letterario assai raffinato, offrono un punto di riferimento insostituibile per l’intelligenza del linguaggio poetico ottocentesco e novecentesco. Di questo linguaggio Lonardi ha analizzato le varianti liriche o tragiche, risalendo al cuore dei testi e del loro significato. Ha illustrato in maniera particolarmente feconda le contaminazioni e gli incroci espressivi tra letteratura e melodramma, ragionando sugli scambi tra un codice e l’altro e sulle loro reciproche correlazioni.
I saggi su Leopardi testimoniano una lunga fedeltà. Il primo libro sull’autore dei Canti è del 1969: Classicismo e utopia nella lirica leopardiana. Nel 1974, e successivamente in una nuova edizione accresciuta nel 1990, è apparso un volume emblematico fin dal titolo, Leopardismo: saggio sugli usi di Leopardi dall’Otto al Novecento. Verificando la lunga durata di un modello, Lonardi ha seguito le tracce e gli influssi della lingua leopardiana nella poesia e nella prosa di scrittori fino al Novecento. Soprattutto con il volume del 2005, L’oro di Omero. L'”Iliade”, Saffo: antichissimi di Leopardi, il grande critico ha raggiunto risultati di straordinaria importanza. Lonardi richiama la memoria dei poeti classici come una linfa, che attraversa l’intera esperienza dei Canti e vivifica la loro formazione. In questo modo, egli aggiunge un nuovo sapore e un pregio ancora maggiore alle forme della lirica leopardiana. Il colloquio interminabile del poeta di Recanati con gli antichi (e specialmente con il primo poeta di sempre: Omero) restituisce una potenza inedita ai versi dei suoi Canti.
Attraverso un magistrale esercizio di archeologia della memoria poetica, Lonardi racconta come la modernità di Leopardi conservi l’eco del suono di una voce antichissima e brilli dell’oro che in essa risplende.