“I Capelli di Venere”, colonie di batteri scoperte dopo l’eruzione del 2011 del vulcano sottomarino Tagoro, situato nell’arcipelago delle Canarie, rappresentano l’origine della vita. Questa la preziosa scoperta che parte dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, grazie alle attività di ricerca coordinate dal Professor Roberto Danovaro, Presidente dell’Ente di Ricerca partenopeo. Lo studio è stato pubblicato dalla rivista scientifica “Nature Ecology and Evolution”. L’equipe dei ricercatori, ha esplorato analiticamente gli effetti dell’eruzione del vulcano Tagoro riscontrando, sorprendentemente, la presenza di un nuovo habitat sviluppatosi ad altissime temperature: I Capelli di Venere. Si tratta di colonie di batteri disposti in lunghi filamenti di colore bianco che ricoprivano, come una folta capigliatura, la sommità del vulcano sommerso. Prelevati da robot sottomarini, analizzati nei laboratori per osservazione, “I Capelli di Venere” rappresentano una scoperta del tutto nuova per la scienza, una nuova specie appartenente all’ordine Thiotrichales, Thiolava Veneris, batteri in grado di vivere in ambienti estremi, con alte temperature ed esalazioni tossiche, caratteristiche tipiche dei luoghi dove potrebbe essere nata la vita sulla Terra. “L’habitat de I Capelli di Venere, potrebbe essere simile alle oasi idrotermali degli oceani primordiali, dove potrebbe essere nata la vita sulla Terra” – afferma, infatti, il Presidente della SZN Roberto Danovaro – “Parliamo, in termini funzionali, di una specie di microorganismi dotati di una peculiare caratteristica, che permette loro di avere una grande capacità di adattamento senza precedenti, rispetto agli organismi conosciuti sin da ora”. Da tale studio comprendiamo come in un ambiente estremo con temperature elevate, lava, poco ossigeno e sostanze tossiche come titanio e metano, i batteri abbiano potuto ricavare energia anche dai composti di zolfo e di azoto. “Utilizzando ogni risorsa disponibile e adattandosi a qualsiasi condizione, i batteri sono anche diventati la base della catena alimentare di una comunità di organismi che ha colonizzato l’area, dimostrando che un sistema biologico può rinascere anche dopo un’eruzione sottomarina”, conclude il Presidente della SZN. Uno studio fondamentale che ci permetterà di comprendere, inoltre, come tali batteri si siano evoluti in seguito e distribuiti nel corso delle ere.
“I Capelli di Venere” e l’origine della vita sulla Terra: scoperti i batteri proimordiali
“I Capelli di Venere”, colonie di batteri scoperte dopo l’eruzione del 2011 del vulcano sottomarino Tagoro, situato nell’arcipelago delle Canarie, rappresentano l’origine della vita. Questa la preziosa scoperta che parte dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, grazie alle attività di ricerca coordinate dal Professor Roberto Danovaro, Presidente dell’Ente di Ricerca partenopeo. Lo studio è stato pubblicato dalla rivista scientifica “Nature Ecology and Evolution”. L’equipe dei ricercatori, ha esplorato analiticamente gli effetti dell’eruzione del vulcano Tagoro riscontrando, sorprendentemente, la presenza di un nuovo habitat sviluppatosi ad altissime temperature: I Capelli di Venere. Si tratta di colonie di batteri disposti in lunghi filamenti di colore bianco che ricoprivano, come una folta capigliatura, la sommità del vulcano sommerso. Prelevati da robot sottomarini, analizzati nei laboratori per osservazione, “I Capelli di Venere” rappresentano una scoperta del tutto nuova per la scienza, una nuova specie appartenente all’ordine Thiotrichales, Thiolava Veneris, batteri in grado di vivere in ambienti estremi, con alte temperature ed esalazioni tossiche, caratteristiche tipiche dei luoghi dove potrebbe essere nata la vita sulla Terra. “L’habitat de I Capelli di Venere, potrebbe essere simile alle oasi idrotermali degli oceani primordiali, dove potrebbe essere nata la vita sulla Terra” – afferma, infatti, il Presidente della SZN Roberto Danovaro – “Parliamo, in termini funzionali, di una specie di microorganismi dotati di una peculiare caratteristica, che permette loro di avere una grande capacità di adattamento senza precedenti, rispetto agli organismi conosciuti sin da ora”. Da tale studio comprendiamo come in un ambiente estremo con temperature elevate, lava, poco ossigeno e sostanze tossiche come titanio e metano, i batteri abbiano potuto ricavare energia anche dai composti di zolfo e di azoto. “Utilizzando ogni risorsa disponibile e adattandosi a qualsiasi condizione, i batteri sono anche diventati la base della catena alimentare di una comunità di organismi che ha colonizzato l’area, dimostrando che un sistema biologico può rinascere anche dopo un’eruzione sottomarina”, conclude il Presidente della SZN. Uno studio fondamentale che ci permetterà di comprendere, inoltre, come tali batteri si siano evoluti in seguito e distribuiti nel corso delle ere.